Vai al contenuto

Tutte le fiabe che parlano di "anziano"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "anziano", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

Sassolini di baci

In un bosco passeggiando vedo un vecchio seduto su un piccolo sgabello di legno lo guardo lui mi sorride mi chiama con voce calma mi dice vieni ragazzo ho una cosa per te apre il… Sassolini di baci

Un giorno di tanti anni fa

Un giorno di tanti anni fa, non so dove o non si sa, un ometto curvo con il bastone cercava la sua felicità.

“Mi scusino lor signori, siate gentili, ho perso un qualcosa  di prezioso: i miei anni, la mia serenità, i miei ricordi, erano tanto cari!”

Così diceva ai passanti intenti ad ammirare le vetrine dei negozi che vendevano a cuor sincero, cento, mille o più balocchi.

“Ma buon uomo, la felicità è una goccia piccola in mezzo a tante gocce, c’è chi la trova in un secchiello, chi nel fondo di un oceano. La felicità può essere di chi la crea, come fosse un grande artista. Chi è felice solo con un sogno, anche inventato, chi mangiando un panino, solo con una fetta di prosciutto. Chi facendo il farabutto, ma quella non è felicità, è illusione.”

Un giorno di tanti anni fa

La ricompensa

Un bel giorno il Califfo Haroon-Al-Raschid, mentre era a caccia, incontrò un uomo anziano che piantava un albero di noci.

“Questo vecchio uomo è pazzo!” disse il califfo; “si comporta come fosse ancora giovane, e potesse godere i frutti di questo albero”.

Mentre anche il suo seguito si prendeva gioco del vecchio, il Califfo si avvicinò e chiese all’uomo quanti anni avesse.

“Ottant’anni compiuti, mio signore; a, grazie a dio, sto come se ne avessi trenta!”.

“Quanto tempo pensi di vivere,” continuò il Califfo, “per piantare, ad un’età così avanzata, giovani alberi che daranno i loro frutti solo tra molti anni? Perchè perdi tempo in un’occupazione così inutile?”.

La ricompensa

Il talento di mamma Cleopatra

Era una fresca mattina di primavera quando il vecchio Tonino, un anziano agricoltore, lungo un polveroso stradone di campagna, trovò un’asinella abbandonata di nome Cleopatra, sporca e malconcia, e con il piede destro zoppo. Senza pensarci due volte, Tonino la portò nella sua fattoria dove viveva con la moglie Carla e la nipotina Agnese, di pochi mesi. La bambina, rimasta orfana di entrambi i genitori, da quando la sua mamma non c’era più rifiutava ogni tipo di latte, persino quello di mucca e di capra.
Appena gli animali della fattoria videro Cleopatra, cominciarono a burlarsi di lei, per via del suo aspetto trasandato. 

– Ahahaha, non ho mai visto un animale più sgraziato di te! – disse Ottone il pavone, che aprì a ventaglio la sua coda dalle piume verdi smeraldo tappezzata di mille occhi azzurri.

Il talento di mamma Cleopatra

Il vecchio Lev e le sue storie

Lo sapevate che esistono, nel mondo, paesi lontanissimi? Talmente issimi da poter essere visti soltanto nei sogni?

Alla gente comune questi strani luoghi appaiono di sfuggita, durante le soste in mezzo al traffico o al momento del risveglio, quando un occhio è ancora chiuso per colpa del sonno. Nessuno perde tempo in questi posti bizzarri, e quei pochi che vi scorrazzano si contano sulla punta delle dita, le prime quattro della mano sinistra, dal pollice fino all’anulare.

Proprio il pollice è il dito occupato da Lev, un anziano signore che vive da solo nel bosco, in una casetta di legno costruita sui rami di una grande quercia. L’occupazione preferita del vecchio Lev è quella di scrivere i resoconti dei suoi viaggi notturni, senza tralasciare neanche una riga.

Il vecchio Lev e le sue storie

Cuore d’oro

In un palazzo non lontano dalle vie principali del paese, abitava un uomo tanto solo.

Il Signor Ernesto era conosciuto dalla gente del posto per la sua infinita bontà.

Ernesto era molto sensibile alla sofferenza della gente povera e, un giorno, consapevole di una sua malattia, pensò che fosse giusto disfarsi dei risparmi di una vita colma di sacrifici in un modo alquanto insolito…

Cuore d’oro

La fiaba di Peter e Annie

In un angolo riparato del bosco, Peter,  un vecchio con la barba bianca e il viso grinzoso,  sta seduto su un sasso coperto di muschio. Guarda  malinconico davanti a sè senza nulla vedere. Una scintilla di luce passa nei suoi occhi umidi. Sta  rivedendo come in un film gli attimi belli e brutti della sua vita.  Le sensazioni che prova sono tangibili nelle espressioni  del suo volto.

Si rivede  bambino: in una grande casa colonica addetto al governo degli animali delle stalle oppure  curvo  sotto enormi fascine di legna caricate  sulle sue spalle esili. Continuamente sgridato  per qualsiasi cosa giusta o sbagliata che facesse, nessuno teneva conto della  sua età – era un bambino  – che faceva quello che poteva e  nel  modo in cui era capace.

La madre di Peter  era morta dandolo alla luce e di ciò lui se ne era fatto carico come se la colpa di quello che era avvenuto fosse soltanto sua. Il padre si era poi risposato con una donna che non l’aveva mai amato e che palesemente lo trattava male a differenza di come amava i propri figli – i suoi quattro fratellastri.

La fiaba di Peter e Annie

Exit mobile version