D’oro la pioggia dai lombi divini
 sulla pelle del toro immolato
 dal devoto e misero Iseo
 nell’orto poi ripiegata e sepolta
 E nacque dal grembo della terra
 il bambino promesso.
Splendido e forte cacciatore
 le nubi corona al suo capo
 mentre dalla montagna
 veniva in pianura.
 Fatale, l’amore lo perse
 benché figlio di Dei .
Compagno di caccia di Diana
 suscitò le ire di Apollo
 che tese loro il tranello crudele.
 La freccia scoccata credendolo preda
 spense per sempre l’azzurro degli occhi.
Venne a riva il corpo di Orione
 come marmo venato di rosso
 trafitto alla tempia dal dardo d’argento
 Pianse affranta la Dea
 mentre Sirio, cane fedele, ululava alle onde.
Mosso a pietà da tanto dolore
 Giove lo pose su in cielo
 dove continua la caccia
 nei campi fioriti di stelle
 armato di corazza e spada d’oro
 e in compagnia di Sirio fedele.
E Diana, al calar della sera,
 quando malinconica e sola ritorna
 leva gli occhi al firmamento incendiato
 e guarda amorosa il suo bel cacciatore
 che le sorride accentuando il bagliore
 e alleviandole così la pena del cuore.
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