Vai al contenuto

C’era una volta

C’era una volta, una Volta che sosteneva un intero palazzo. Una volta, quella Volta si stancò. Con tanto di Chiave, prese la chiave, aprì la porta che porta fuori ed uscì. Il palazzo, nemmeno per… C’era una volta

La città dei presidenti

Vi presento la Città dei Presidenti: l’esasperazione democratica, di una Città che subì una feroce dittatura.

Nella Città dei Presidenti ognuno ha la sua propria presidenza da onorare. Tutti. Tranne uno. Il Cittadino. L’unico.

I presidenti gestiscono ogni cosa, dal Consiglio Comunale alla pulizia delle fughe delle piastrelle. Il Presidente del Consiglio sta alla pari del Presidente delle Fughe delle piastrelle. Ce n’è per tutti. Migliaia di presidenze (38.441 per la precisione).

Ma lui no. Il Cittadino non ha competenze. Il cittadino non ha responsabilità. Eppure, per le Leggi della Città, è l’unico elettore. L’unico senza conflitto d’interesse. L’unico che essendo scagionato da ogni responsabilità, ha la responsabilità più grande: quella della Nomina. Democrazia perfetta.

I presidenti coccolano il Cittadino, sperando nella ri-nomina. I presidenti sanno fare solo i presidenti, non avrebbero scampo come scialbi cittadini. Non sarebbero mai all’altezza del compito del Cittadino.

Il Cittadino è l’unico a non avere alcuna competenza. Il Cittadino è colui che decide il collocamento di ogni Presidente. Il Cittadino ha il potere di nominare Presidente del Consiglio il Presidente delle Fughe.  

La città dei presidenti

quadro

Il quadro senza senso

Lo trovarono così: guardava il cielo lungo disteso nell’erba fresca. Morte tanto rapida quanto sciocca: soffocamento da nocciolina. Il suo cuore delicato non resse.

Astrattista nell’anima. Lasciò l’ultima opera.  Accanto a se. Lunga distesa, rivolta al cielo, nell’erba fresca. Dualismo artista, arte.

Opera perfettamente compiuta, se non fosse stato per un dettaglio. Mancava la firma. E ora come s’appende? In quale direzione? Qual è il senso?

Il dilemma del senso. Furono chiamati i più grandi esperti d’arte i quali cercarono di svelare il mistero del quadro senza senso. Ognuno aveva i propri argomenti. Ognuno proponeva la soluzione. Una delle quattro possibili.

Il quadro restava intimamente senza senso.  L’artista s’era portato il senso con se.

Si cercò negli ultimi scritti del povero artista. Si scavò negli ultimi istanti. Si cercarono tracce sul cavalletto. Si cercò persino di capire la direzione della pennellata. Tecniche da polizia scientifica e rocambolesche indagini soprannaturali. Ma furono solo ipotesi.

 

Il quadro senza senso

Tre parole

Tre parole, non di più. Nel Regno Silente sono tre quelle permesse. Tre misere parole. Le uniche possibili per liberare la propria voce. Tre parole. Muto prima. Muto tra una e l’altra. Muto poi. Tacere… Tre parole

Sorriso di carta

Pallina di carta. Rotola in autostrada. Passato incerto. Futuro incerto. Nel presente rimbalza. Di parabrezza in paraurti. Fluttua. Viene schiacciata. Ri-fluttua. Ri-schiacciata. Camion. Auto. Moto. Anziano automobilista. Occhi traditori. Piede tremante. Mente insicura (o forse… Sorriso di carta

Exit mobile version