Vai al contenuto

Tutte le fiabe di eri

Questa la raccolta personale di eri. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

picchio-cane

Il picchio e il cane

Un picchio sonnecchiava sul ramo di un albero, quando il silenzio fu interrotto da un vivace cagnolino che cominciò a scorrazzare tutto intorno.   

“E’ mai possibile che non si possa riposare in pace neanche per un minuto?” brontolò il picchio fra sé e sé, mentre il cane saltellava e scondinzolava facendo un grande baccano. Chiuse gli occhi con decisione, ma quando dopo pochi minuti li riaprì, per poco non gli venne un colpo. Il cagnolino, contro ogni logica, aveva cominciato a ruotare su se stesso tenta disperatamente di mordersi la coda.

Il picchio si gettò in “picchiata” sul cane “ma sei impazzitò?” urlò “sei un autolesionista o cosa?”    

Il cane lo fissò con i due occhioni nocciola sinceramente stupito “E’ tutto ok amico, sto solo giocando” disse placidamente.

Il picchio resto basito. Lo scrutò sospettoso per alcuni secondi, e poi se ne volò via.

Il picchio e il cane

La gabbiana e la tartaruga

Un giorno una graziosa gabbiana, volando sopra l’oceano, si imbatté in una scena che la sconcertò: centinaia di tartarughine appena nate arrancavano faticosamente sulla spiaggia nel disperato tentativo di raggiungere il mare.

Per molte di loro la tanto agognata distesa azzurrina non restava che un miraggio, mentre la loro folle corsa terminava negli artigli di affamati uccelli predatori. Quando, in seguito, la nostra gabbiana venne a sapere che le tartarughe erano solite abbandonare le loro uova sulla spiaggia, totalmente ignare della sorte dei loro piccoli, restò veramente indignata.

Lei, che aveva pazientemente covato le sue uova e accudito i piccoli con tanto amore, fino a che non erano stati in grado di volare da soli fuori dal nido, non riusciva a capacitarsi di come una madre potesse essere tanto irresponsabile.

La gabbiana e la tartaruga

La pianta della felicità

In una piccola cittadina sperduta tra le montagne viveva una bella fanciulla di nome Felicia; aveva lunghi capelli biondi graziosamente ondulati, occhi verde chiaro e un gran sorriso sempre stampato sul viso spruzzato di lentiggine rosee.

Felicia non era una ragazza ricca; viveva con l’anziana nonna in questo villaggio dimenticato dal mondo, dove non c’erano altri ragazzi della sua età e dove non aveva alcuna possibilità di frequentare la scuola, di fare sport, di andare a ballare.

Tuttavia, Felicia non era triste, anzi, era sempre allegrae sorrideva sempre. Aveva qualcosa che purtroppo nel suo villaggio mancava da molto tempo; era felice.

La pianta della felicità

Exit mobile version