Il ponte parlante
C’era una volta un ponte parlante. Era ad un solo arco, ma era altissimo. I piloni erano fatti di pietre grosse e colorate. Erano pietre che venivano da molto lontano. Erano pietre magiche, dicevano tutti.… Il ponte parlante
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "umiltà", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
C’era una volta un ponte parlante. Era ad un solo arco, ma era altissimo. I piloni erano fatti di pietre grosse e colorate. Erano pietre che venivano da molto lontano. Erano pietre magiche, dicevano tutti.… Il ponte parlante
C’era una volta in un villaggio lontano lontano, un povero falegname. Questo falegname era tanto buono, sempre disponibile ad aiutare coloro che ne avevano bisogno, ma ahimè era anche tanto povero e viveva di stenti.… L’alberello poverello
Nel giardino delle margherite era sempre una meravigliosa giornata di festa, tutto era bello e il sole felice del piccolo giardino, curiosava divertito sbirciando un occhiata tra le nuvole. Tutti erano amici e si volevano… Isabella, la farfalla vanitosa
C’era una volta una principessa che credeva di essere perfetta.
Non voleva sposarsi e non aveva amici perchè secondo lei nessuno era perfetto abbastanza per starle vicino.
La sua mamma, la regina gli diceva sempre preoccupata: “cara principessa, nessuno a questo mondo è perfetto, rimarrai sola se continui così”, ma la principessa continuava a ripetere: “Cara madre ,sono convinta che un giorno troverò qualcuno di perfetto,allora lo sposerò”.
Allora la regina ci pensò su per molti giorni e alla fine fece una proposta alla principessa: “Cara principessa perchè non fai il giro del mondo? Al tuo ritorno se non avrai trovato nessuno di perfetto sceglierò io il tuo sposo”.
La principessa accettò. Prese una sacca con del cibo e partì. Vide molti paesi, ma in alcuni le persone erano troppo alte, in alcuni troppo basse, in alcuni avevano il naso troppo grande, in alcuni i piedi troppo piccoli.
C’era una volta una vecchietta zoppa che andava mendicando per le vie.
Vide un signore ben vestito e gli andò incontro ma lui, avvedendosene le puntò con cipiglio il bastone da passeggio contro, dicendole: “Io sono duca, stammi lontano stracciona altrimenti di te ne faccio fonduta”
Di colpo il bastone si trasformò in serpente e saettando fece trasalire la gente.
Si avvicinò, allora a una signorina impettita ma quella come ne vide la figura saltò a lato e gracchiando come cornacchia, disse “Io sono contessina non ti avvicinare sporca vecchiettina”.
Pestando il piede lo mise fuori dalla banchina, prese una storta e sedette proprio in mezzo ad una fanghiglia e la folla cominciò a schernirla.
Si fece d’appresso ad una signora imbellata ma non fu meno mortificata, toccandosi al collo, altezzosa disse “Io sono baronessa,lercia vecchiaccia i tuoi pidocchi non faranno festa nella mia pelliccia”.
La volpe che stringeva si animò e corse tra la massa meravigliata ed ella prese a grattarsi come affetta dalla tigna.
C’era una volta, tanto tempo fa, o forse ieri, un Re Bambino che voleva venire nel mondo.
Era un impresa molto difficile, anche per Lui che era tanto potente, perché si trattava di nascondersi bene in una vita normale, con genitori normali, con sembianze normali. Non doveva essere riconosciuto subito: troppe creature erano malvagie e avrebbero potuto approfittare del suo essere indifeso per ucciderlo e non permettergli di portare a termine la sua missione.
Fu così che un giorno trovò la situazione giusta per nascere: una mamma giovane, coraggiosa e bellissima, un babbo buono, giusto e forte, un Paese che era crocevia del mondo intero, dove però la pace era una parola tanto usata, anche nel saluto, tanto attesa, ma difficile da mettere in pratica. E venne.
Un piccolo racconto, al di fuori dal solito stile delle fiabe dei fratelli Grimm e più simile alle favole con morale di La Fontaine, Esopo e Fedro.
[…]
Un giorno un gatto incontrò la signora volpe nel bosco, e poiché‚ pensava fosse saggia ed esperta, e che grande era il suo prestigio in società, le rivolse la parola con garbo, dicendo: – buongiorno, cara signora volpe! Come va? Come state? Come ve la passate in questo periodo di carestia? -.
La volpe, piena di sussiego, squadrò il gatto da capo a piedi e per un bel pezzo fu incerta se rispondergli.
Infine disse: – Oh tu, misera bestia pezzata, morto di fame, acchiappatopi, che ti viene in mente? Osi domandare come va a me che sono maestra di cento arti? -.
[…]
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