Poteri perduti
Achille abitava in un paese come tanti, frequentava una scuola come tante e aveva una famiglia come tante.- Allora ?-direte voi, la storia qual è, ma soprattutto la storia c’è’ C’è…c’è…certo che c’è. Prima di… Poteri perduti
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "ricatto", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Achille abitava in un paese come tanti, frequentava una scuola come tante e aveva una famiglia come tante.- Allora ?-direte voi, la storia qual è, ma soprattutto la storia c’è’ C’è…c’è…certo che c’è. Prima di… Poteri perduti
C’era una volta un pastorello rimasto orfano del padre e della madre. Non passava giorno che non piangesse amaramente sulla sua dura sorte.
Un giorno sentì una voce che gli diceva:
– Dinanzi a te ci sono tre pifferi, prova a suonarli!
Il ragazzo trovò i tre pifferi. Quando suonò il primo, le lacrime si asciugarono, soffiò nel secondo e gli venne voglia di ridere. Al suono del terzo piffero, le gambe si misero a ballare da sole.
Ripresosi dallo stupore, il pastorello si accorse che le sue mucche si erano disperse per i prati:
«Adesso vi sistemo!», pensò allegramente impugnando il terzo piffero. E le mucche si avvicinarono al giovane danzando.
Il sovrano di quel paese stava tornando dalla caccia e, passando per quella radura, sentì il piffero magico e… si mise a danzare pure lui!
Una mattina il vecchio topo di fogna sporse la testa fuor della tana: aveva gli occhietti acuti scintillanti, due ispidi baffi e una lunga coda nera che sembrava di gomma. Nello stagno gli anatroccoli, gialli come canarini, nuotavano qua e là, e mamma anatra, che aveva le piume d’un candore abbagliante e le zampe d’un bel rosso vivo, insegnava loro a tenersi con la testa alta nell’acqua.
“Non potete entrare mai nella buona società, se non sapete tenere alta la testa” continuava a dire, e ogni tanto mostrava con l’esempio come dovevano fare. Ma gli anatroccoli non le davano retta, perché erano così giovani da non capire quale vantaggio fosse l’essere ammessi nella buona società.
“Che figlioli disubbidienti!” gridò il vecchio topo, “non meritano proprio di essere annegati”.
“Niente affatto” rispose l’anatra, “da principio, tutti dobbiamo imparare, e i genitori non sono mai abbastanza pazienti”.