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L’ultima fetta

Piccola storia sulla Nutella, la varicella e la mafia. Papà, facciamo merenda? Ottima idea, la solita? Si. Nutella per me e marmellata di pompelmo per te. Esatto. Riscaldo il pane. Tu prendi il resto e… L’ultima fetta

Lo zaino invisibile

Nonostante sia trascorsa un’eternità, riesco ancora a ricordare la mia prima elementare: il grembiulino nero, il collettino rigido bianco, il fiocco blu.

Allora la scuola incominciava il primo di ottobre, San Remigio, e i bambini che iniziavano la prima elementare erano, perciò, detti remigini.

Ovviamente avevo, e ne ero orgoglioso, un bell’astuccio con matite colorate nuove (i pennarelli non esistevano ancora), temperamatite, gomma, cannuccia e pennini, sì, perché alle elementari non si usava ancora la biro, bensì penna e calamaio, quest’ultimo inserito nel banco e contenente una poltiglia che dell’inchiostro aveva ben poco e che il bidello a metà mattina veniva a rabboccare.

Oltre l’astuccio avevo poi l’abbecedario, un paio di quaderni (quelli piccoli) a righe e quadrotti, i quadretti grossi e il tutto era contenuto in una cartella verde che sembrava di pelle, ma era poco più che cartone pressato con un motivo che doveva simulare il cuoio.

La cartella aveva, oltre il manico, anche le cinghie per metterla sulle spalle.

Lo zaino invisibile

La passeggiata di un pidocchio

Anche i pidocchi vanno a passeggio! Saltano di qua e di là, di testa in testa, fino a quando non trovano quella che fa al caso loro. Lo sapevate?

Tanto tempo fa, conoscevo un pidocchio che si chiamava Armando e viveva sopra la testa di un professorone. Tutti i giorni, alle sette del mattino, questo simpatico pidocchietto saliva sul bus numero diciassette e si scatenava, saltando da una testa all’altra.

Bionde, brune, rosse, ricce, lisce, bianche, con i capelli lunghi o corti, di teste c’è n’erano sempre per tutti i gusti e la corsa che faceva il professorone fino alla sua università era lunga nove fermate.

Di giorno in giorno, Armando aveva tutto il tempo per scegliere le sue testoline preferite e passeggiarvi sopra, procurando alle persone proprietarie delle teste un leggero senso di prurito. Una bella mattina, preso il bus, Armando lasciò la testa del professorone per quella di un giovane dottore, con i capelli corti e neri. 

La passeggiata di un pidocchio

L’amico devoto

Una mattina il vecchio topo di fogna sporse la testa fuor della tana: aveva gli occhietti acuti scintillanti, due ispidi baffi e una lunga coda nera che sembrava di gomma. Nello stagno gli anatroccoli, gialli come canarini, nuotavano qua e là, e mamma anatra, che aveva le piume d’un candore abbagliante e le zampe d’un bel rosso vivo, insegnava loro a tenersi con la testa alta nell’acqua.

“Non potete entrare mai nella buona società, se non sapete tenere alta la testa” continuava a dire, e ogni tanto mostrava con l’esempio come dovevano fare. Ma gli anatroccoli non le davano retta, perché erano così giovani da non capire quale vantaggio fosse l’essere ammessi nella buona società.

“Che figlioli disubbidienti!” gridò il vecchio topo, “non meritano proprio di essere annegati”.

“Niente affatto” rispose l’anatra, “da principio, tutti dobbiamo imparare, e i genitori non sono mai abbastanza pazienti”.

L’amico devoto

I due alberi

All’inizio dei tempi, la Natura si divertì colorando il mondo con fiori, prati verdi, piante d’ogni tipo ed alberi. Capitò così che il timido e candido Ciliegio, si ritrovò di fronte all’ardito e prepotente Stepro.

La Natura aveva stabilito delle regole ben chiare e tutti dovevano seguirle attentamente. E bisognava fare attenzione a non commettere errori, perché si vociferava, che era molto, molto severa! Le stagioni,poi, scandivano i periodi ed i cambiamenti da apportare. In primavera c’era il risveglio, seguito dall’estate con l’esplosione di gioia e di vita. L’autunno preparava la strada all’inverno, dove si poteva riposare beatamente per riprendere le forze.

I due alberi

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