Tutte le fiabe che parlano di "la signora del tempo"
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "la signora del tempo", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
Il suo ufficiò era ancora intatto, si diresse al computer e accese il monitor, collegandosi all’impianto di sorveglianza interna, in più punti si stava combattendo.
Cercò il dottore e lo trovò al decimo piano, era in compagnia di diverse persone, ma era bloccato, l’ascensore era sbarrato da diversi Darek, sul lato opposto, dove cerano le scale, gli uomini robot impedivano l’accesso, i due gruppi stavano combattendo fra loro, lei doveva trovare il modo di far passare Yaris e il suo gruppo.
La Roma imperiale si estendeva ai piedi del monte Palatino. Il sole stava tramontando, il Tevere brillo, era un magnifico paesaggio, un uomo e una donna stavano seguendo il sentiero che portava in cima. La donna aveva lunghi capelli color biondo rame, occhi azzurri, un delicato nasino e labbra ben disegnate. Portava una lunga tonaca bianca che le lasciava le braccia scoperte, una cintura d’argento era morbidamente appoggiata sui fianchi, ai piedi sandali dello stesso materiale. Non portava gioielli, soltanto due medaglioni, con le stesse incisioni, uno era piccolo mentre l’altro era più grande, sulle spalle un mantello rosso. L’uomo era un soldato, ma anche l’imperatore dell’impero. Si fermarono davanti a una casa a due piani, la donna guardò la città e sussurrò:
«Mi mancherà questo panorama».
«Allora restate e diventate la mia imperatrice», disse l’uomo con calore.
«Mi spiace Cesare, il mio destino e lontano da qui, e soprattutto voi dovrà seguire il vostro».
Due dei tecnici informatici si erano appartati per scambiarsi effusioni, nessuno dei due aveva desiderio di tornare al loro posto, ma da lì a poco ci sarebbe stato un nuovo collegamento per far passare i fantasmi, e loro dovevano esserci. Lui si staccò da lei e le disse:
Era trascorso quasi un anno dalla sua trasformazione, e con Catrin aveva viaggiato nel futuro, nel passato, in una dimensione parallela, incontrando uomini robot, decisi a trasformare gli uomini in robot.
Con l’aiuto di Catrin e altri coraggiosi era riuscito a fermarli. In quell’occasione aveva anche rischiato di non tornare più nella dimensione cui lui e Catrin appartenevano.
Luce rassicurò Ronald sulla sorte di Linda, poi con passi felpati si avvicino alle due creature.
Le due creature erano troppo concentrate perché si accorgano di lei. Le due creature erano alte circa quaranta centimetri, potevano considerarsi umani, poiché la loro forma era tale da far si pensare che lo fossero. Poiché in piedi non sarebbero mai arrivati alla serratura della macchina del tempo, avevano usato uno stratagemma: se ne stavano seduti su due poltroncine a reazione, così potevano lavorare comodamente, ma ciò nonostante non riuscivano entrare.
Luce uscì dalla macchina del tempo, e si ritrovò di nuovo all’interno della grotta sotto la sua casa. La ragazza sapeva d’aver viaggiato ma comprendeva anche di non essere stata in nessun luogo, l’unica certezza era che ora conosceva più cose sui signori del epoche e sulla macchina del tempo. Stava ancora riflettendo sull’argomento quando la voce della nipotina rotta dal pianto che chiamava:
«Zia ho avuto tanta paura, perché sei partita da sola?».
Era la vigilia di Natale, Luce per far contenta Linda, che l’aveva pregata in tutti modi di restare a festeggiare il Natale con lei e la famiglia, si era presa una pausa dai viaggi nel tempo e nello spazio. Luce si era appena cambiata, un corto vestito bianco, che risaltava la sua elegante figura, si era messa una rosa rossa fra i capelli.
Luce stava ancora guardando la sua immagine riflessa, quando il piccolo vortice che la trasportava da un luogo al altro, la avvolse, quando il vortice si fermò Luce, si trovò in una stanza che non era la sua.
Erano trascorsi quattro anni da quando l’ultimo signore del tempo aveva fatto visita al suo vecchio amico Ronald Braun. In lui riecheggiavano ancora le parole della nipote del suo amico, “Un giorno noi viaggeremo insieme, e il nostro viaggio sarà senza fine”, parole suggellate con un bacio ardente, ma la giovane non gli aveva dato una data, nulla cui aggrapparsi, e lui ci aveva creduto fino a quel momento.
La villa era vuota in un angolo, un giardiniere stava potando delle rose, e quando il signore del tempo domandò dove fossero tutti, egli rispose che il vecchio Ronald Braun era morto, e che tutti erano al suo funerale.
Luce aveva salutato il pianeta Pleseo con un sorriso, quando il piccolo vortice che aveva avvolto lei e Linda si fermò, si ritrovò in un laboratorio, dei militari stavano scappando e una voce gracchiante diceva:
«Sterminare».
Luce reagì immediatamente schiacciando il pulsante del medaglione più piccolo, prendendo in braccio Linda. La voce tornò a ripetere la sua minaccia, lanciando contro la ragazza e la bimba, un raggio rosso, ma nonostante che lo lanciava a ripetizione sembrava non colpirle.
Luce si era cambiata, aveva indossato una tuta attillata bianca, un paio di stivali neri, e una giacca dello stesso colore degli stivali, mentre stava decidendo dove andare arrivo Linda tutta cambiata anche lei. Luce cercò di dissuaderla, ma mentre lo faceva, ebbe una visione, Linda avrebbe viaggiato con lei, non sempre ma lo avrebbe fatto, e non solo, quando lei e il signore del tempo si sarebbe riuniti per viaggiare insieme, Linda era con loro, così riflettete e scelse un pianeta che la memoria le dava come tranquillo, adatto ai bambini.
Luce inserì le coordinate nella postazione principale della M. T.u. la quale le trasmise direttamente al medaglione più grande, a quel punto Luce e Linda furono avvolte da un piccolo vortice, e quando il mulinello si fermò Luce e la nipotina si trovarono in un angolo di una via di una strana città.
Luce si guardò attorno perplessa, il pianeta che aveva scelto, nella sua memoria era assai diverso, con calma per non turbare Linda estrasse la porta documenti e guardo il piccolo schermo, e il nome del pianeta non fu quello selezionato, lei aveva scelto il pianeta Vacaciones e invece si trovava sul pianeta Pleseo, la cosa la lasciava perplessa, possibile che avesse sbagliato le coordinate, non era possibile, salvo che la macchina del tempo aveva ritenuto che su quel pianeta c’era bisogno del suo intervento, ma cosa avrebbe dovuto fare secondo M. T.u., Luce ci stava ancora pensando la nipotina salutò una bambina in compagnia di un uomo, era strano ma a quanto pareva la bimba sapeva parlare la lingua poi ricordò che nel momento in cui lei aveva inserito il dvd nella macchina del tempo, tutte le funzioni erano rientrate in attività, quindi anche la capacità traduttrice della macchina del tempo, era giunto il momento di chiedere informazioni su dove si trovavano, ma fu l’uomo a parlare per primo:
La serata sta giungendo al termine, ed era stata un successo ma Luce era irrequieta, non ne capiva il motivo, tutti si erano complimentati con lei per la splendida festa, persino sua madre che aveva sempre qualcosa da ridire sembrava soddisfatta, e allora perché quella agitazione? Domanda senza risposta si disse Luce, sua madre gli stava parlando e lei dovette fare uno sforzo per risponderle a tono:
«Lo sai tutti mi hanno fatto i complimenti per il tuo vestito».
«Davvero? Lo porto io e fanno i complimenti a te», rispose Luce distratta.
Il dvd si spense per l’ennesima volta, ormai Luce ne conosceva a memoria ogni frase, era tutto il pomeriggio che lo ascoltava, si era interrotta solo quando la nipotina l’era andata a chiamare per la cena, ma la giovane non riuscì a mangiare nulla, ma non trascurò la nipotina, dopo d’averla messa a letto si rinchiuse nello studio, nel dvd il nonno le aveva anche parlato di un diario scritto da sua nonna, da bambina lo aveva letto pensando che fosse uno dei tanti libri fantastici della libreria, ora sapeva che non era così, tolse il dischetto e lo rigirò nelle mani.