Lo scuolabus Gigetto
nonno – Ti racconto la storia dello scuolabus Gigetto , che è molto buono. nipote – Uno scuolabus che si chiama Gigetto ed è buono ? nonno – Devi sapere che l’autista di questo mezzo… Lo scuolabus Gigetto
La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "disabilità", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".
nonno – Ti racconto la storia dello scuolabus Gigetto , che è molto buono. nipote – Uno scuolabus che si chiama Gigetto ed è buono ? nonno – Devi sapere che l’autista di questo mezzo… Lo scuolabus Gigetto
Zarqa è una principessa infelice. Lei può avere tutto ciò che vuole: gioielli da sfoggiare durante le cerimonie, vestiti di seta e diamanti, cuscini ricamati con fili d’oro, giardini con i fiori più belli e… Gli occhi azzurri della principessa
Storia ispirata dalla mia esperienza di volontariato al servizio civile nazionale. C’era una volta, in un centro di volontariato situato in campagna, una principessa di nome Nuvoletta. Purtroppo Nuvoletta non può muoversi dalla sua sedia… Principessa Nuvoletta
Quasi ogni pomeriggio, un gruppetto di bimbetti delle scuole primarie si riunisce nel parco adiacente il municipio del piccolo paese per ridere e giocare insieme. C’è Federico, la mascotte; c’è Giacomo, il secchione; c’è Mattia,… La SuperMobile di Alessio
La lucciola Lily era nata proprio sotto una buona stella. Viveva nel prato di casa mia, e io l’ avevo scoperta da poco tempo. Lily era molto luminosa ,quando si accendeva sembrava una lampadina di… La lucciola Lily
Oggi la mamma ci ha portato a giocare nei giardinetti. E’ divertente incontrare là tanti amici.
Mio fratello corre dietro al pallone e corre fortissimo insieme ai suoi compagni più grandi di me.
Io corro corro corro…ma non raggiungo mai gli altri perché io corro soltanto piano.
A volte cado, ma mi rialzo subito e non mi importa di cadere tante volte.
Ho voglia di giocare con i bambini e non voglio stare sola.
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C’era una volta un soldatino di nome Billy che è stato regalato a un bambino di nome Tom il giorno di natale da suo nonno.
Il nonno di Tom “Auguri di buon natale Tom questo regalo speciale è per te, apparteneva a me quando ero bambino come te!!” Tom scarta il regalo e apre la scatola dall’aspetto antico ma ben tenuto. Era un bellissimo soldatino di legno. Tom fu molto contento del regalo, lui ama i soldatini né ha una colezione bellissima.
Tom: “Grazie nonno è bellissimo lo metterò insieme agli altri soldatini così può fare amicizia con gli altri miei amici soldatini!!”
Tom aveva molta fantasia amava parlare con i suoi giocattoli. Il Soldatino Billy si sentiva solo in quella stanza, non conosceva nessuno, era tutti soldatini belli e forti ma lui non si perse d’animo e cominciò a provare a fare amicizia con loro.
C’era una volta una giovane allodola dai begli occhi viola, di nome Rebecca.
Perduta un’ala durante il volo, anche se storpia e costretta a nutrirsi solo di semi e tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare, ugualmente orgogliosa di riempire col suo bel cinguettio il creato.
“Ma con un’ala sola!”, “Devi ammettere che non è una così gran cosa!”, “Ma non si può guarire?” ,”Che peccato!”
E lei trillava, frullando la sua unica ala “Ma sulla roccia?”, “Il cielo non ti manca?” e cantava ancora di più, cantava, cantava: melodia d’amore d’impareggiabile bellezza.
C’era una volta una giovane allodola dalle ali bianche e gli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Sofia.
Nata senza ali, storpia e malferma, impacciata nella postura, ma cocciuta e caparbia, lei non si era mai persa d’animo, e anche se claudicante e incerta, costretta a nutrirsi solo di semi e tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare, seppur facendolo sui rami bassi – gli unici che riusciva a raggiungere balzando con le sue zampette – come la sua condizione le imponeva, ugualmente orgogliosa di riempire con le sue belle note il creato.
“Storpia!”, “E’nata senza ali!” echeggiavano le voci intorno “Ma come mai è nata senza le ali?”, “Ma non può affrontare il volo!”, “Vive fra le rocce!”, “Ma riesce a nutrirsi?”, “E nei periodi di magra come fa, se sulla pietra scarseggiano i semi?”, “Ma non si può guarire?” , “No, mai?”, “E con voi sorelle non canta mai?”, “E come potrebbe?”, “Come farebbe a seguirci in volo?”, “Alla festa della primavera, mi sembra, non sia mai stata invitata” , “E’ chiaro!”
C’era una volta un giovane pettirosso dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Ulisse.
Allegro e altruista, romantico e sognatore, perduta alla nascita un’ala, l’uccello, con una soltanto, non si era mai perso d’animo, e anche se storpio e malfermo, ridicolo nei movimenti grotteschi e sgraziati, costretto a nutrirsi solo di semi e tanta, tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare, cullando nel proprio cuore il sogno di diventare sempre più bravo, seppur cantando su rami bassi, come la sua condizione gli imponeva – un passo dietro agli altri – senza poter raggiungere mai il cielo aperto, ugualmente orgoglioso delle sue note con cui amava riempire il creato.
“Ma con un’ala sola!” gli facevano eco voci sconosciute alle sue spalle, mischiandosi spesso a patetiche mezze risate e sguardi caritatevoli di pietà “Una sola! Devi ammettere che non sarà mai, una così gran cosa! La tua ala maciullata, che tra l’altro non guarirà mai, non è certo un belvedere! E così conciato, impedito, forzato a soste tanto frequenti, puoi star certo che nessuno dei tuoi fratelli t’inviterà mai a cantare alla grande Festa della Primavera!”