Flak il giullare
In un regno e in un tempo lontani c’era un re, non diverso dai re di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Egli si reputava al di sopra di ogni legge, non solo di quelle scritte, ma anche di quelle dettate dal rispetto per la vita e la dignità del prossimo.
Il re si riteneva padrone di ogni cosa, persona, animale del suo regno che, ovviamente, riteneva il più importante sulla terra. In realtà non era neppure cattivo, ma solo ottuso e talmente pieno di sé da non fare nulla per migliorarsi.
Aveva costruito la sua corte come tutte le corti dei regni dei re stupidi quanto lui.
Sperperava il poco tempo che l’Entità Suprema ci concede, in feste, crapule e banchetti.
Gli piacevano soprattutto quei pranzi che non sono mai mutati dal tempo dei romani fino al rinascimento, pieni di commensali ipocriti e adulatori che per scroccare la partecipazione a un banchetto avrebbero rinnegato i propri avi, e che vengono allietati da ballerine, acrobati, nonché dai lazzi dell’immancabile giullare di corte.
