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Tutte le fiabe che parlano di "canto"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "canto", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

il piccolo gallo

Il piccolo gallo

Piccolo e allegro, ma si rifiutava di cantare all’alba. Così il cane sonnecchiava, il silenzio regnava e lui controllava. Solo controllava. Un giorno il padrone prese un gallo anziano che cantava, insisteva perfino, il silenzio rompeva. Il… Il piccolo gallo

Il galletto Chicchirichì

Il galletto bianco e rosso
pennuto e cresta alta
lui ha un arem tutto suo
di gallinelle a suo comando
si alza la mattina presto
prima che spunti il sole
lui è un bel furbone.
col suo potente
chicchirichi’ saluta il sole
che sta nascendo
sveglia tutti del vicinato
lui canta il mezzodi’
pure la sera

Il galletto Chicchirichì

Il principe pittore

Vi racconto una favola successa molto ma molto tempo fa, prima che voi bambini nasceste.

Vi siete mai chiesti, perchè gli uccellini hanno le piume colorate?

Ora ve lo racconto io….

Un tempo molto lontano non c’era ancora vita sulla terra gli uccellini vivevano nei sogni oscuri della notte quando iniziò la vita gli uccellini volarono sulla terra felici avevano tutti le piume bianche color di neve.

Un giorno scoppiò una grande tempesta e gli uccellini si bagnarono tutti con quell’acqua addosso, persero le loro belle piume bianche, non vollero più volare e cinguettare; si vedevano brutti e la terra senza il loro canto diventò silenziosa.

In un castello nascosto da moltissimi alberi viveva un principino che aveva la passione di dipingere, dipingeva tutto quello che trovava.

Il principe pittore

L’usignolo e la rosa

– Ha detto che ballerà con me se le porterò delle rose rosse – si lamentava il giovane Studente – ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa.

Dal suo nido nella quercia lo ascoltò l’Usignolo, e guardò attraverso le foglie, e si meravigliò:

– Non ho una rosa rossa in tutto il mio giardino! – si lamentava lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime.

– Ah, da qual sciocchezze dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, ciononostante la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita!

– Ecco finalmente un vero innamorato – disse l’Usignolo. – Notte dopo notte ho cantato di lui, nonostante non lo conoscessi: notte dopo notte ho favoleggiato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. I suoi capelli sono scuri come i boccoli del giacinto, e le sue labbra sono rosse come la rosa del suo desiderio; la sofferenza ha reso il suo volto simile a pallido avorio e il dolore gli ha impresso il suo sigillo sulla fronte.

L’usignolo e la rosa

Il giorno senza sorriso

Oggi è un giorno diverso dagli altri, a partire da questa mattina: mi sono svegliata male, senza il cinguettio degli uccellini sul pioppo davanti alla finestra della mia camera.

A questo punto sono andata ad affacciarmi ad essa e, alzando lo sguardo, non vidi un cielo di un azzurro limpido, come mi aspettavo, ma un cielo plumbeo, senza nuvole, solo grigio.

Mi vestii e me ne andai a scuola con un po’ di malinconia, perchè quel colore non mi dava serenità.

Schioccato mezzo giorno incominciai a vedere una gocciolina seguita da altre che si tuffavano nelle pozzanghere con un leggero tic – tic che aumentava sempre di più.

Il giorno senza sorriso

La favola del Menestrello

In una notte fredda e burrascosa, un Menestrello bussò alla porta di un ricco contadino chiedendo una scodella calda e un riparo.

«E cosa offri in cambio della nostra ospitalità?» Domandò accigliato il contadino.

«Posso rallegrare le vostre serate con le mie canzoni».

«Noi lavoriamo tutto il giorno e non abbiamo tempo la sera di ascoltare le tue frivolezze». Rispose il contadino sbattendogli la porta in faccia.

La favola del Menestrello

Il canto dell’elfo

C’era una volta, nell’arco di cielo che ancora oggi guarda l’Elba, una stella luminosa. Era talmente luccicante che la regina delle stelle le aveva dato il nome di Splendente.

Si mormorava nel firmamento che il suo brillare dipendesse dal fatto che fosse innamorata. Anche durante le ore del giorno, quando la luce del sole nascondeva ogni astro, Splendente fissava lo sguardo sull’Elba verso una chiazza verde al centro dell’isola. Proprio in quel punto, viveva l’ultimo degli elfi. Splendente con l’ espressione sognante lo osservava  per ore quasi stregata dal suo canto melodioso e dalla sua gioia di vivere. L’ultimo elfo le pareva  felice perché non faceva altro che saltellare e cantare tutto il giorno. Viveva da solo ormai da dieci anni e quando sua madre dovette lasciarlo lo fece a malincuore, sapendolo l’ultimo della specie, perché senza speranza, ma  era stato un miracolo tanto  inaspettato che non poterono fare a meno di chiamarlo Dono. Il padre di Dono era svanito, non nel senso di distratto, era proprio scomparso  e a sua madre non rimase altro che seguirlo. Questo è il destino degli elfi e delle fate che si uniscono: per sempre!

Il canto dell’elfo

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