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Tutte le fiabe che parlano di "bene"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "bene", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

papi

Papi

Papi mi vuole molto bene.

Ogni giorno giochiamo insieme.

Papi io ti voglio tanto tanto bene!!

Lui è scherzoso e dolce.

Papi io ti adoro perchè sei un Tesoro!!!

Papi

Mami

MAMI mi vuole tanto bene.

NOI giochiamo e parliamo molto.

Abbiamo tante cose in comune.

Io Le voglio molto,molto bene.

Mia madre è dolcissima e scherzosa.

Mami

I nonni

Cari nonni, 
voi siete molto importanti per me.
Vi voglio molto bene.

Vi voglio dare una carezza
per donarvi il mio amore.

I nonni

L’eredità

A tutti gli amici che stimo sinceri,
io lascio da oggi la mia eredità.
Nè terre e palazzi ,nè soldi nè averi ,
ma solo dei piccoli e chiari pensieri.

Prima di tutto si deve sapere
che al mondo nessuno è proprio perfetto.
Pertanto da questo bisogna partire
perché in  ognuno c’è almeno un difetto.

L’eredità

Il bambino che parlava con la terra

 

C’era una volta un bambino che parlava con la terra.
Gli bastava soltanto accucciarsi e porgerle l’orecchio per sentirla parlare. Il bimbo e la terra giocavano insieme, nei pomeriggi di tutti i giorni dell’anno.
“Terra, terra, come giochiamo oggi?”
“Scavami bene, deposita un tesoro e coprilo di nuovo. Domani lo ritroverai.” E così il bimbo nascondeva il soldino che gli aveva dato la mamma, per ritrovarlo il giorno successivo.
“Terra, terra, cosa facciamo oggi?”
“Prepara le montagnette per far scivolare il trenino di legno. Oppure osserva bene le formiche e scopri dove vanno. Di sicuro, non ti annoierai.”

Il bambino che parlava con la terra

La favola di un burattino

C’era una volta un vecchio burattinaio che aveva bisogno di burattini nuovi. Ora­mai i bimbi erano stanchi dei soliti personaggi. I suoi personaggi li costrui­va lui stesso: la mano non tremava nello scolpire il legno: né nel cucire i vestiti, né nell’annodare le sottili cordicelle. Così si recò nel bosco e, scelto il pezzo di legno che l’esperienza gli consigliava, se lo portò a casa. Non sapeva, però, che il bosco era incantato e che gli alberi racchiudevano anime dormienti in attesa che qualche evento le ridestasse. Gli era venuto proprio bene quel burattino; forse lo voleva diverso, ma le mani sembravano non ubbidirgli nello scolpire. A risultato ottenuto, però, non ne era scontento: aveva un aspetto ed uno sguardo dolci: ne avrebbe fatto un personaggio per parti da eroe, o comunque da difensore del Bene contro il Male.

La mente gli si schiarì piano piano. non sapeva perché si trovasse lì né chi fosse. Sentiva di essere vivo, di esserlo sempre stato, ma ora provava nuove sensazioni: il calore del sole, il fresco della brezza serale, l’inebriante silenzio delle notti del bosco e il dolce risveglio al canto degli uccelli e del ru­scello. Si guardò le mani, le giunture spigolose, i piedi, ed ogni cosa di sé che riusciva a vedere. Non cercava di capire chi fosse diventato e per quale motivo si trovasse in quelle spoglie: accetta­va la cosa e basta, perché sapeva che così era scritto che doveva es­sere e così era stato.

La favola di un burattino

Favola di Belfagor arcidiavolo

Leggesi nelle antiche memorie delle fiorentine cose come già s’intese, per relatione, di alcuno sanctissimo huomo, la cui vita, apresso qualunque in quelli tempi viveva, era celebrata, che, standosi abstracto nelle sue orazioni, vide mediante quelle come, andando infinite anime di quelli miseri mortali, che nella disgratia di Dio morivano, all’inferno, tucte o la maggior parte si dolevono, non per altro, che per havere preso moglie essersi a tanta infelicità condotte.

Donde che Minos et Radamanto insieme con gli altri infernali giudici ne havevano maravigla grandissima. Et, non potendo credere, queste calunnie, che costoro al sexo femmineo davano, essere vere, et crescendo ogni giorno le querele, et havendo di tutto facto a Plutone conveniente rapporto, fu deliberato per lui di havere sopra questo caso con tucti gl’infernali principi maturo examine, et piglarne dipoi quel partito che fussi giudicato miglore per scoprire questa fallacia, o conoscerne in tutto la verità.

Favola di Belfagor arcidiavolo

Il Bene e la bontà

Quella notte il cane, il gatto, il topo si ritrovarono a casa dell’orso.

Si trovavano sempre a casa dell’orso, in verità, perché aveva la casa più grande. 

La singolarità di quella notte, non risiedeva infatti nel luogo d’incontro, e neanche in qualche partecipante: quei cinque infatti si ritrovano ormai da anni per i loro simposi.

Simposi, sì. Infatti erano tutti animali filosofi, e coltivavano il piacere d’incontrarsi, per scambiarsi le loro opinioni sugli argomenti più svariati.

Il Bene e la bontà

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