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Senz’anima

Tanti anni fa, in un paese vicino al mare, viveva un uomo orribile. Questi di mestiere faceva l’usuraio: prestava il suo denaro in cambio di un corrispettivo sproporzionato, così alto e ingiusto da non poterlo… Senz’anima

Il pesciolino d’oro

Fiaba di Aleksandr Sergeevič Puškin. Sul mare-oceano, sull’isola di Bujan, c’era una volta una piccola casetta decrepita. In questa casa vivevano un vecchio con la sua moglie. Vivevano in grande povertà: il vecchio fabbricava le reti… Il pesciolino d’oro

Il vecchio e la tarma

C’era una volta un anziano signore piuttosto vanitoso, che trascorreva il suo tempo libero ad acquistare vestiti, spendendo così tutti i suoi risparmi.

Il signore rimaneva imbambolato per ore davanti alle vetrine e quando decideva di comprare, si trastullava pensando al giorno in cui avrebbe passeggiato per la città indossando i vestiti nuovi e pavoneggiandosi, ammirato da tutti. Il signore trascorreva così tutte le sue giornate, dimentico di chi gli stava intorno.

“Nonno mi compri un gelato?” gli chiedeva qualche volta Tommaso, il suo nipotino di 7 anni.

Il vecchio e la tarma

Nasreddin e le sue avventure

Nasreddin stava tranquillamente leggendo, seduto in poltrona nel suo bel salotto, quando si accorse che un ladro, cauto cauto, stava penetrando in casa sua dalla parte del giardino.

– Adesso voglio dargli una di quelle lezioni che se la ricorderà per tutta la vita – mormorò tra sé.

Non era la prima volta che i ladri facevano man bassa in casa sua.

Il ladro, entrato che fu, si guardò in giro, adocchiò un grosso baule e, fatto esperto da imprese consimili, pensò:

– Sicuramente gli oggetti più preziosi stanno in questo baule.

Lo portò fuori con gran fatica, contento però che fosse così pesante. Giunto in un luogo appartato si riposò e sollevò il coperchio.

Nasreddin e le sue avventure

L’ascia d’oro e l’ascia d’argento

Alla corte di un Re di un paese straniero girava una storia che tutti volevano udire una seconda volta, tutti già la conoscevano.

Un giorno un menestrello di corte passò le mura della città sistemandosi nella piazza principale dove cominciò il proprio racconto:

Un povero taglialegna lavorava duramente per mantenere la sua famiglia. Ogni giorno andava nella foresta a tagliare i rami di alberi immensi, che poi riduceva in pezzi da vendere al mercato.

Un giorno, mentre lavorava vicino al fiume, l’ascia gli scivolò dalle mani e cadde in acqua. Per quanto la cercasse, passando le mani nella corrente rapida e nelle acque tumultuose, non riuscì più a ritrovarla.

L’ascia d’oro e l’ascia d’argento

Il contadino e i figli // Esopo

Il progetto
La favola esopica: il mondo visto con gli occhi degli umili

La tradizione attribuisce ad Esopo (VI sec. a. C.?) l’invenzione della favola; tuttavia sappiamo bene che la prima testimonianza nell’ambito della letteratura greca risale al racconto in versi dell’Usignolo e lo Sparviero, contenuto nel poema didascalico Ἔργα Ἡμέραι di Esiodo (VIII – VII secolo a.C.), se non addirittura ad Omero, il quale nell’Odissea paragona i Proci, nella predizione di Menelao, alla cerva imprudente che si reca a porre i suoi cerbiatti appena nati nella selva ove dimora il leone, decretandone così la morte.

Ad Esopo resta tuttavia riconosciuto il merito di aver consentito lo sviluppo del genere favolistico e di aver elaborato con originalità questa espressione d’arte popolare.

“Il significato globale dell’opera risulta chiaro: attraverso la finzione della favola, dietro il travestimento animalesco Esopo vuol proporre un’interpretazione del mondo dal punto di vista degli umili. Non fa meraviglia, quindi, se dalla sua raccolta emerge una realtà ben diversa da quella veicolata dal ‘mito’ aristocratico di Omero. …. Egli ha saputo indagare e ritrarre la vita degli umili nella tragicommedia dei loro estrosi ripieghi e nell’infamia della loro secolare oppressione; tuttavia, chiuso in un’opaca e fatalistica rassegnazione, non ha osato alimentare la speranza di un reale cambiamento” (L. Barbero)

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Il contadino e i figli // Esopo

Le tre piume

C’era una volta un re che aveva tre figlioli. Due erano svegli e arditi, ma il terzo, ingenuo e sempre trasognato, veniva giudicato un buono a nulla ed era soprannominato Sempliciotto. Il re li amava… Le tre piume

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