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Tutte le fiabe che parlano di "abbandono"

La più completa raccolta di fiabe, favole e racconti brevi che parlano di "abbandono", tra le migliaia inviate da tutti gli autori di "Ti racconto una fiaba".

La bicicletta abbandonata

Rapita, rapinata, abbandonata, legata…

Non lo ricordavi da quanto tempo stavi lì; poi, d’improvviso quella foto: e cominciasti a prendere vita.

Il momento della rapina lo ricordavi bene, tre balordi, complici il buio, approfittando del fatto che eri legata avevano strappato un pezzo di te …

Ma quella era la cosa che meno ti dava dolore …

Con i pensieri andavi a quando eri ancora candida, nel negozio di biciclette, in vetrina: esposta, esibita; ma ti piacevano gli sguardi dei passanti …

Poi quella ragazza, che ti volle a tutti costi.

La bicicletta abbandonata

Napo(leone), un gesto d’amore

Quel mattino mi ritrovai abbandonato sul ciglio di una strada. Pioveva insistentemente ed ero solo. Non riuscivo ancora a capacitarmi come fosse successo tutto questo. Fino a poche ore prima avevo una famiglia che sembrava che mi amasse ed io credevo di essere felice.

Mario, il capo famiglia, era sempre burbero con me. Ma non ne soffrivo eccessivamente. Quell’uomo era fatto così e non credevo che in realtà fossi un problema per lui. I suoi modi bruschi che aveva nei miei riguardi erano ampiamente compensati da Lucia, la moglie, e dal piccolo Raffaele (Lele).

La prima, di nascosto del marito, mi rimpinzava di gustosi assaggini che erano i resti dei loro pasti quotidiani. Questi extra, che apprezzavo molto, rendevano il mio pasto quotidiano consistente in monotone crocchette meno scialbo. Capivo subito quando stava per darmi qualcosa di appetitoso. Allora mi mettevo seduto di fronte a lei ed aspettavo fiducioso. Lele era il più affettuoso di tutti con me.

Napo(leone), un gesto d’amore

Il viaggio

C’era una volta un bambino chiamato Gino a cui piaceva molto stare con la sua mamma.

Gino usciva, spesso, con la sua mamma per accompagnarla nelle diverse commissioni quotidiane. Finché…

Un giorno la mamma decise di andare a trovare una sua amica, che viveva molto lontano.

Per questo motivo, Tindina pensò di lasciare Gino dalla nonna e di partire da sola. D’altronde l’amica era la sua! A cena lo comunicò a Gino, ma il bambino scoppiò a piangere e non volle più mangiare.

Tindina, un po’ indispettita, lo lasciò sfogare in camera sua e finì la cena.

Il viaggio

Il gigante che non poteva crescere.

Nella grande valle di Fu, c’era un gigante, che non poteva, crescere piu’.

I giganti della vallata, fin da piccoli, crescono, piu’ di un uomo; fino a diventare adolescenti ed adulti.

Victor è rimasto bambino, un bambino normale. Non poteva però rimanere nella sua dimora nella sua valle.

“Ora che succederà?”, “Dovrai andare via di qua, sono tante le vallate forse un giorno mi rivedrai, se non ti allontanerai ti perseguiteranno!”  rispose mamma.

Il gigante che non poteva crescere.

La principessa dei cani randagi

Chi non ha mai posseduto un cane
non può sapere che cosa significhi essere amato.
– Shopenhauer –

I – La mia nascita

E venne il giorno del mio arrivo sulla terra. Da allora, come ancora adesso del resto, continuo a chiedermi come sia stato possibile questo evento meraviglioso. Quel giorno presi coscienza all’improvviso della mia esistenza. Percepivo il battito ritmico e rassicurante del mio cuoricino, anche se tutto era ovattato e buio. Il poco tempo in cui restavo sveglia lo passavo a toccare con le zampe e a tastare con la lingua ciò che mi stava attorno cercando di scoprire dove fossi. Capii subito di avere un punto di riferimento vivente accanto a me. Sentivo i suoi peli folti che mi davano calore e sicurezza e la mia bocca trovò anche delle tumefazioni, in quel manto accogliente, che stringendole liberavano un liquido delizioso che mi dava forza e placava quella strana sensazione che partiva dalla mia pancia. I primi giorni passarono tutti eguali l’uno all’altro. Stavo sveglia solo per ingurgitare avidamente il mio pasto più volte al giorno (anche di notte*), poi dormivo per la maggior parte del tempo. Non ho alcun ricordo di ciò che succedeva nella mia mente in quei lunghi momenti di oblio.

La principessa dei cani randagi

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