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Tutte le fiabe di filippo

Questa la raccolta personale di filippo. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.

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Un pensiero di Mao

Nanni e Peppe erano due contadini che avevano sempre coltivato la terra con amore e buona volontà. Nanni non era molto sveglio e spesso seguiva i consigli di Peppe che invece dava, in ogni occasione, la prova della sua intelligenza e delle sue capacità decisionali.

Esisteva, in quel tempo, l’autorità del Pater Familias che nessuno metteva in discussione, tranne forse Peppe che recalcitrava alle imposizioni comportamentali non sempre condivisibili. La filosofia contadina non aveva dubbi o incertezze, andava al cuore dei problemi con la stessa sicurezza dei lunari per la semina o la raccolta. Nanni seguiva di buon grado i consigli, o meglio gli ordini, senza obiezioni. Peppe era in continuo conflitto con le regole che avevano da sempre ingabbiato le aspirazioni dei giovani, impedendo quella sana evoluzione che il tempo ormai reclamava.

I tempi del lavoro nei campi erano dettati dalla sapienza contadina che annotava e tramandava oralmente le esperienze millenarie di un’attività che aveva trasformato l’uomo da cacciatore nomade a contadino stanziale.

Un pensiero di Mao

Costanza e le mele fatate

Mancavano pochi giorni a Natale e anche per i nostri maghetti era tempo di scrivere la letterina con i propri desideri. Nelle loro stanzette, nel cuore dell’albero gigante che ospitava la scuola di magia, i nostri eroi componevano la loro richiesta di doni.

Nell’asilo-nido della scuola era giunto, intanto, un quarto maghetto, cugino di primo grado di Greta, Costanza e Federico. Si chiamava Filippo e sgambettava felice di essere approdato in un’isola molto particolare e piena di fascino arcano e, anche se non sapeva ancora scrivere, parlava benissimo il linguaggio silenzioso dei maghi in età pre scolare, fatto di sguardi, gesti e sorrisi.

Costanza e le mele fatate

La storia di Big Man e dei tre maghetti

Erano passati ormai alcuni mesi dall’ultima avventura e Federico già smaniava in cerca di nuove esperienze.

Passavano le giornate tra filtri maleodoranti, puerili esercizi di divinazione, allenamenti con la bacchetta che ancora tanto magica non sembrava, più preoccupata del fumo che dell’arrosto.

Era insomma la solita vita scolastica per giovani maghi per nulla diversa da quelle dei Babbani, dove un professore antipatico può compromettere il rapporto degli studenti con tutto il corpo insegnante.

Nelle ore di ricreazione i tre maghetti non facevano altro che parlar male del prof. Silvione detto”Big Man” che ricambiava con protervia e malevolenza quella sensazione non confessata ma presente come una nebbiolina iridescente che avvolgeva la sua testa quasi pelata.

La storia di Big Man e dei tre maghetti

Sul Castello Di Fanes – la penna di Beccodoro

Dopo le avventure di Nebbianera e della “chiave dei desideri”, i nostri eroi: Greta, Costanza e Federico, tornarono alla Scuola di Magia che si trovava sotto la grande quercia degli Gnomi Verdi, proprio vicina al Lago del Sapere Occulto. Le lezioni si svolgevano in ampie sale illuminate dalle lampade della conoscenza che non esaurivano la loro energia perché alimentate dai pensieri degli studenti. Quando il pensiero vacillava per disinteresse, scarsa attenzione o noia, anche la luce veniva meno e il Prof. di turno capiva che era il momento di sospendere la lezione.

Era un metodo infallibile perché la lezione fosse fruttuosa e l’energia gratuita. Studiare è faticoso se manca l’interesse: le formule magiche da imparare a memoria sono noiose ma indispensabili per diventare un buon mago, ma la memoria è come un prezioso scrigno che digerisce i tesori della conoscenza adagio adagio nel tempo: troppe notizie rischiano di causare un imbarazzo digestivo o addirittura di esondare dal forziere mettendo in crisi la reperibilità dei file. Per questo il vecchio Phlippus, che insegnava “difesa dalle arti oscure “, pensò bene di interrompere le dotte dissertazioni e comunicò agli studenti del corso di Magia Applicata, che la seconda parte della lezione si sarebbe svolta all’aperto. Tra le grida di gioia irrefrenabile, tutti gli allievi maghetti corsero verso la luce naturale  del sole che inondava i prati e faceva splendere le acque del lago del saper occulto.

Sul Castello Di Fanes – la penna di Beccodoro

La chiave dei desideri

Abbiamo lasciato i nostri eroi a festeggiare la vittoria su Macchianera ed a godersi la laurea ad honorem in  Magia antinquinamento , distesi sul prato verde smeraldo davanti al bosco, ancora annerito e un po’ asfittico, ma in via di guarigione.                        

Il vecchio Phlippus, ancora commosso dalle gesta dei tre maghetti, si godeva la scena con un sorriso compiaciuto, nascosto sotto i baffoni bianchi.

Costanza però cercava ancora qualcosa, girava lo sguardo inquieto allargando il raggio d’azione fino alla cerchia dei cortigiani in festa e degli gnomi verdi, intenti a cucinare misteriosi manicaretti a base di fughi porcini, fettuccine all’uovo, e supplì croccanti.

La chiave dei desideri

Il drago di Federico è un buon diavolo

Il drago di Federico è un buon diavolo!

Madre Natura gli ha fornito denti forti e aguzzi, una fornace interna per la produzione di fuoco e getti di vapore incandescente, unghioni retrattili sulle zampe muscolose, una coda con terminale tipo ascia a due lame, una cresta ossea con affilatissime lame antiassalto da tergo, ali possenti capaci di sollevare il suo corpo pesantissimo.

Il drago di Federico è un buon diavolo

La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

Nel bosco fitto di abeti e larici, la strega Nebbianera aveva intrecciato i rami fino a costruire un’immensa ragnatela vegetale che circondava la valle degli Gnomi Verdi.
I cerbiatti imprudenti e gli uccellini, durante i primi voli di esplorazione, spesso cadevano nella rete e perdevano i loro colori e la vita, trasformandosi in statue di carbone.
Gli gnomi sapevano dell’incantesimo e si tenevano a rispettosa distanza dalla foresta, ma la ragnatela vegetale cresceva e l’anello nero guadagnava terreno nella valle verde.
Gli gnomi costruivano inutilmente dighe di pietra per opporsi all’avanzata della foresta nera che, però, erano spazzate via dai rami nodosi che ormai avevano preso consapevolezza della loro forza e volevano stritolare la verde vallata e spegnerne per sempre la luce.
Tutto era cominciato il giorno del primo compleanno del figlio del Re degli gnomi verdi: una festa che doveva arrivare nei più lontani angoli del regno per portare felicità e allegria e si era trasformata in tragedia.
La strega Nebbianera non era stata invitata alla festa perché era conosciuta come apportatrice di lutti e dolori. Il Re aveva proibito a tutti i sudditi, pena la vita, di informare la strega che, del resto, viveva appartata in una grotta sulla montagna più nera e infida del paese e non aveva mai espresso desiderio di contatti con la corte.

La città degli Gnomi Verdi e della strega Nebbianera

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