Tutte le fiabe di giovigio
Questa la raccolta personale di giovigio. Puoi contribuire anche tu al progetto "Ti racconto una fiaba" inviando i tuoi testi attraverso l'apposita pagina invia la tua fiaba.
Il vento dispettoso
Ecco ecco arriva il vento
ed è proprio assai contento
di portare gran scompiglio
mentre soffia con cipiglio
Senza un attimo di posa
lui fa muovere ogni cosa
le lenzuola appena stese
e i cappelli a larghe tese
La Befana burlona
Ecco arriva la befana
al soffiar di tramontana
sulla scopa vola lesta
sotto il peso della cesta
caricata sulla schiena
che di bei regali è piena
poi si ferma sul camino
guarda giù se c’è un calzino
Il re nuovo anno
Ecco che arriva fra botti e spumante
lo fanno sentire parecchio importante
fra strette di mano e auguri di cuore
ognuno lo vuole fra tutti il migliore
Di belle speranze ha colme le mani
che sembrano proprio dei talismani
lui le dispensa a destra e a manca
mentre le braccia lieto spalanca
Babbo Natale
E’ il nonno più atteso
da grandi e piccini
col suo dolce peso
scende giù dai camini
Posteggia la slitta
nel cielo stellato
del buio approfitta
ed è un poco agitato
I fiori della felicità
C’era una volta un bosco che non era un bosco qualsiasi, ma un bosco nel quale gli alberi, i sassi e gli animali parlavano come gli esseri umani. C’è anche da dire, però, che questo avveniva solamente di notte. Di giorno era un bosco come tanti altri.
In quel bosco nessuno ci aveva mai messo piede in quanto i suoi confini erano segnati da spessi rovi spinosi che scoraggiavano chiunque ad avvicinarsi.
Nel paese, in fondo alla valle, si diceva che in quel bosco crescesse il fiore della felicità e che chiunque fosse riuscito a toccare tale fiore sarebbe stato felice per tutta la vita. Come si potrà immaginare tantissime persone si erano messe in cammino per entrare in quel bosco in cerca di quel fiore speciale. Le persone arrivavano piene di entusiasmo e portavano con sé anche delle falci e delle accette per abbattere i rovi, poichè sapevano quanto erano spessi, intricati e pungenti.
L’albero che cantava
C’era una volta un albero un po’ particolare, e vi dirò subito perchè: sapeva cantare! All’arrivo della primavera, dunque, al primo tepore del sole, le sue tenere foglioline cominciavano ad aprirsi e intonavano un coro che si espandeva per tutto il giardino.
Dapprima iniziavano fievolmente, poi, mano a mano che crescevano e diventavano delle robuste foglie verdi, anche le loro voci si facevano sempre più sonore e armoniose rallegrando così le giornate di quel luogo ameno.
Vicino a quest’albero canterino c’era una di quelle piante grasse con quei tremendi aculei che sembravano sempre pronti a colpire chi si avvicinava troppo. Ebbene questa pianta era l’unica nel giardino che non apprezzava per niente le canzoni di questo albero e pertanto continuava a brontolare come una pentola di fagioli. – Verrà anche l’autunno – borbottava tra sé – così questa musica smetterà -. E intanto diventava sempre più gonfia di stizza e i suoi spini sembravano pronti a schizzar via per pungere qualche malcapitato.
Il bottone nero
C’era una volta un bottone nero che capitò per caso in una scatola di latta dove c’era una gran quantità di bottoni colorati che si rimiravano l’un l’altro.
Al bottone nero nessuno rivolgeva la parola ed egli un giorno radunò tutto il suo coraggio e chiese ai suoi compagni: – che cosa vi ho fatto di male per meritare questa vostra indifferenza? –
Quelli si guardarono di sottecchi (veramente si dovrebbe dire da sotto i buchetti che avevano in mezzo alle loro forme geometriche varie, tonda, quadrata, romboidale ecc.) finchè uno, un po’ più grosso degli altri e coperto di pietruzze luccicanti, rispose:
Il dotto topino
Sono un piccolo topino
e se sporgo dal buchino
devo stare molto attento
perché provoco spavento
Scappan tutti con orrore
e mi viene il batticuore
a veder tanta paura
neanche fossi una sventura
Il piccolo cuore
C’era una volta un piccolo cuore, ma proprio piccolo piccolo, tanto che il suo lieve battito si sentiva appena.
Un giorno, non si sa come nè quando, questo piccolo cuore si ritrovò in un luogo misterioso e cominciò a piangere silenziosamente.
Le fate stavano facendo la loro passeggiata giornaliera e notarono fra le foglie di malva, al bordo del sentiero, una cosina tutta rossa che non era sicuramente una fragola. Beh, era il piccolo cuore, naturalmente. Le fatine si fermarono di botto assai incuriosite. Fata-farfalla lo raccolse delicatamente nella sua mano cercando di asciugargli le piccole lacrime, poi lo mostrò alle sue compagne che lo ammirarono stupefatte perché non avevano mai visto nulla di simile dalle loro parti.

