Quattro Zampe per amico

Fiaba pubblicata da: Tonina Perrone

Marco era un ragazzino molto solo da quando era entrato nell’orfanotrofio.

I suoi compagni, ogni pomeriggio dopo i compiti, scendevano nel cortile dell’istituto e giocavano a pallone riempiendo lo spazio di grida e risate.

Lui restava a guardarli in silenzio , seduto sotto il vecchio platino in prossimità della portaticina di legno che dava sulla viuzza per il Naviglio .

Luciano l’educatore spesso lo raggiungeva per cercare di lenire la sua tristezza.

– Marco hai finito i compiti? – disse per rompere il ghiaccio , mentre la sua mano gli arruffava i capelli.
– Si – rispose senza distogliere lo sguardo dai compagni che scorrazzavano in lungo e in largo inseguendo il pallone.
Luciano si sedette accanto senza fiatare .

Il ragazzo aveva lo sguardo perso nel vuoto. Pensava ai tempi gioiosi trascorsi con mamma e papà. Com’erano lontani, era felice allora , poi quel madetto camion aveva distrutto la sua famiglia, il suo sorriso, aveva stravolto la sua vita.

Loro stavano tornando dopo aver trascorso una bellissima giornata sul lago d’Iseo, all’improvviso uno stridiio di freni , un tonfo assordante e il buio totale.

Marco rimase settimane in coma.

Al suo risveglio si ritrovò tra mille tubicini , dolorante e solo.

Il cappelano dell’ospedale tentò di rincuorarlo alla richiesta di vedere la mamma.

Alle sue domande fecero eco solo silenzi e sguardi imbarazzati.

Capì tutto ed esplose in un pianto sommesso, dignitoso e il Marco giocherellone lasciò il posto a quel ragazzino triste e taciturno che stava ore sotto l’ombra del grande albero quasi a trovare riparo dal suo dolore.

Luciano provava una grande tenerezza per quel ragazzino schivo.

– Marco tu hai una squadra del cuore? – ritentò l’approccio timidamente.
– No – replicò secco .
– Professore la vogliono al telefono – gridò Francuccio, il bidello sporgendosi dalla finestra del corridoio.
– Ora devo andare , perchè non provi a raggiugere i tuoi compagni – consigliò paternamente , ma non ottenendo nessuna risposta si alzò e s’incamminò verso il bidello.
Una smorfia di sfida apparve sul viso di Marco, le labbra erano serrate .

– Non hanno ancora capito che non voglio giocare, ridere, parlare ! – pensò con rabbia

Era assorto nei suoi pensieri quando sentì grattare vicino la porticina di legno, poi un verso strano , un guaito smorzato da un vero lamento.

Marco si distolse dal suo torpore melanconico, si alzò, deciso a scoprire la fonte del rumore.

Quella vecchia porta, usata dai monaci durante l’ultima guerra per far scappare gli ebrei, dava in un viottolo stretto che conduceva vicino alle sponde del Naviglio .

L’orfanotrofio era stato un convento di francescani sino agli anni ’50.

Cercò di smuovere con tutte le sue forze il vecchio chiavistello arrugginito

Non fece in tempo ad aprire che vide un batuffolo nero sgattaiolare dentro il cortile.

Era un cagnolino nero con il pelo arruffato, un po’ zoppicante che si andò a rifugiare tra il muro di cinta e il roseto, poco distante dal platino.

Marco si avvicinò timidamente offrendogli le mani, papà gli diceva sempre che gli animali sentono se tu gli sei ostile .

Il piccolo animale sofferente, si raggomitolò e non reagì alle carezze.

Nessuno si era accorto dell’intruso.

Marco si preoccupò di rifocillare il suo nuovo amico.

Ora tu resta qui , non ti fare vedere da nessuno, io torno subito.- gli sussurrò , il povero esserino lo guardò languidamente . Gli leccò la mano e si riaccovacciò.
Marco salì in camerata, nel suo armadietto aveva un pacco di crackers , passò vicino alla mensa dove c’erano i sacchi della differenziata . Prese una bottiglia di plastica, la tagliò con un coltello preso dalle cucine e mise dell’acqua . Stava per andare via, quando intravide una busta mezza aperta ,piena di salsiccie, ne staccò due maldestramente.

Si allontanò e andò in giardino evitando di farsi vedere.

Il cagnolino a favore vento alzò il suo musetto per annusare meglio e iniziò a scodinzolare la coda .

I suoi occhietti brillarono , ma non osò alzarsi.

Mangiò tutto avidamente e bevve sino all’ultima goccia d’acqua.

Zoppicando andò sulle gambe di Marco seduto nell’erba .

Adesso ti dovrò dare un nome. – iniziò a pensarci su e decise per un nome semplice, Nerino.
Da quel giorno i due diventarono amici . Il ragazzo, ogni giorno, conservava una parte delle sue porzioni di cibo e appena poteva correva in quel angolo fuori mano del cortile, lontano da occhi indiscreti, per giocare e accudire Nerino.

Gli educatori avevano notato un certo cambiamento in Marco, non aveva più lo sguardo spento , distante e triste come al solito , inoltre non perdeva occasione per correre in giardino.

Luciano insospettito decise di vederci chiaro.

Un giorno si appostò per pedinare il ragazzo, lo vide correre verso il giardino con fare sospetto, ogni due passi si fermava per controllare che nessuno lo vedesse.

L’uomo fece i salti mortali per non farsi scoprire.

Il ragazzo andò dritto vicino al platino , scartò un involucro e lo appoggiò sull’erba.

Davanti agli occhi dell’uomo si palesò ogni arcano.

Ecco la spiegazione dei cambiamenti di Marco, aveva un amico a quattro zampe.

Osservò i due giocare teneramente, risate ed effusioni erano le giuste dimostrazioni di una nuova amicizia.

Luciano non aveva intenzione di farsi notare , ma il cambio repentino del vento portò verso l’animale il suo odore, allertandolo.

Quel piccolo esserino digrignò i denti interponendosi tra il suo amico e chi rappresentava un possibile pericolo.

Marco si alzò di scatto. Luciano fu costretto a lasciare il suo nascondiglio.

Alla meraviglia e al timore di essere rimproverato del viso del ragazzo rispose un ampio sorriso dell’uomo. Il cagnolino abbaiò , ma l’abbraccio del padroncino riuscì a tranquillizzarlo .

– Ora me lo porterete via Prof. ? – domandò il ragazzo.
Diventerà la mascotte dell’istituto e tu ne sarai il responsabile.
Da quel giorno ogni pomeriggio , tempo permettendo, Marco e gli altri ragazzi scesero in giardino per giocare con Nerino. Grazie al piccolo animale il suo giovane amico riuscì a integrarsi nel gruppo con grande gioia di Luciano.



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