Hanno rubato Gesù Bambino?
Fiaba pubblicata da: giuseppuccio
Il rispetto delle regole, prima di tutto: Paolo e Rita sapevano bene quanto ci tenevano mamma e papà.
E una delle regole era, per l’appunto, questa: Gesú Bambino nasceva sempre al ritorno dalla messa nella notte di Natale; solo allora si poteva contemplare nel presepe.
Rita e Paolo, per essere sicuri che le cose andassero proprio in questo modo, ogni anno toglievano la statuina di Gesú Bambino dalla scatola dov’era conservata insieme con tutte le altre e la consegnavano alla mamma che la custodiva, per tutto l’Avvento fino alla Notte Santa, in un luogo caldo e prezioso: dentro l’astuccio degli occhiali della nonna…
Poi, prima di uscire fuori da casa per andare alla messa, la deponeva nella mangiatoia.
La mamma, infatti, con una scusa o con l’altra era sempre l’ultima della famiglia ad arrivare in chiesa.
Così, Paolo e Rita, rientrando a casa potevano nuovamente stupirsi davanti al bambino nella mangiatoia. Quell’anno, però, le cose andarono diversamente; Paolo e Rita, una volta aperta la scatola del presepe e tirate fuori tutte le statuine, esclamarono per la prima volta:
“La statuetta di Gesú Bambino non c’è!”
“Guardate con più attenzione: deve esserci!”
Disse mamma, alquanto preoccupata…
“Non c’è! E adesso come facciamo?”
Chiesero Rita e Paolo …
“State tranquilli: ora esco e ve ne compro un’altra.”
Fece eco papà … E fece proprio così. O almeno, così avrebbe voluto fare: purtroppo, però, non la trovò; sembrava che tutti i negozi del paese ne fossero rimasti senza. E mancava proprio la statuina di Gesú Bambino e, caso curioso, soltanto quella: c’erano pastorelli e comete in abbondanza; cammelli e re Magi quanti ne volevi; greggi di pecore come se piovesse e, pensate, pure tredici San Giuseppe… Ma di Gesú Bambino nemmeno l’ombra … Rientrato a casa e dopo aver consolato Rita e Paolo per il mancato buon esito della sua uscita, papà ebbe la grande idea:
“Paolo” disse “perché non telefoni ai tuoi amichetti e chiedi loro se non ne abbiano un 4 doppione? Così lo scambi con un cammello o con un pastore oppure con qualche pecora; un po’ come si faceva noi, una volta, con le figurine o i giornalini … “ Prima che Paolo potesse dire qualcosa, squillò il telefono:
“Pronto?”
“Ciao Paolo! Sono Libero, il papà di Marco: non avresti mica un Gesú Bambino che t’avanza e da poter barattare … Mio figlio non ha proprio idea di dove sia il suo e dobbiamo finire di fare il presepio; nei negozi non se ne riesce più a trovare, nemmeno a pagarlo a peso d’oro!”
“Mi dispiace, non ne ho: inoltre, anche noi abbiamo lo stesso problema … “ Rispose Paolo, piuttosto dubbioso sull’idea del baratto: con le figurine e i fumetti, lo scambio era facile; ma chi poteva stabilire quanto valesse Gesú Bambino? Dopo la telefonata di papà Libero arrivò quella di papà Aldo, seguita a ruota da quelle di papà Alfio e di papà Alcide: tutti denunciavano lo smarrimento 5 della statuina naturalmente imputandolo alla distrazione dei loro rispettivi figli, amici di Rita e Paolo. Manco a dirsi tutti proponevano lo stesso rimedio: il baratto. E tutti ebbero la medesima risposta:
“Questo scambio non si può fare, né ora né mai … “ Spiegarono, a turno, Paolo e Rita motivandone l’impossibilità col non averne uno in più; e, cosa ancora più importante, col non poterne stabilire l’esatto valore in modo da poter fare il baratto. “Non ci resta che provare da IperNatale, il tuo discount pluri accessoriato, dove ogni cosa ha il prezzo giusto … “ Canticchiò mamma, recitando lo spot televisivo del momento.
“Ma cara, si trova a 30 Km da dove abitiamo …
“ Papà provò, molto timidamente, a protestare …
“Caro, non possiamo lasciare i bambini con il loro problema irrisolto: dobbiamo fare almeno un ultimo tentativo … Prendendo la macchina 6 sarà una piacevole gita! Non sei d’accordo, caro?” “Certo che si! Tanto sono io che guido …” Brontolò papà che avrebbe gradito una più comoda lettura sprofondato nella sua poltrona.
“Sai cara, ho proprio paura che tra un attimo si metterà a nevicare…”
Papà tentò di barare, sbirciando fuori dalla finestra; proprio lui, che se ne intendeva di meteo come un’acciuga di bocce.
“Ottimo! Una splendida occasione per provare le catene che hai comprato lo scorso week end … ”
E papà si arrese: in fondo voleva un gran bene alla sua famiglia. E mamma questo lo sapeva: eccome se lo sapeva … Naturalmente non nevicò e neppure piovve; e il viaggio fu davvero piacevole: intanto si annunciava un’incantevole serata preceduta da un bel tramonto rosso fuoco: fu così che giunsero all’IperNatale … Paolo e Rita si lanciarono subito alla ricerca di Gesú Bambino; subito perché l’orario di chiusura era 7 ormai prossimo … La loro ricerca fu però infruttuosa: anche qui non c’era traccia dell’agognata statuina. Papà contrariato per la delusione chiaramente dipinta sui volti di Rita e di Paolo e per dare comunque un significato a quella loro uscita chiese a grandissima voce:
“Voglio parlare con il direttore! Non è ammissibile che sotto Natale, udite udite, l’IperNatale rimanga senza statuine di Gesú Bambino…” “Eccomi, eccomi … Chi urla e sbraita nei miei locali?” Era il direttore che, spuntato improvvisamente dal nulla, chiedeva le ragioni di un simile frastuono. Papà, alquanto disorientato da quella strana apparizione, rispose:
“Ecco qua il nostro problema: dopo averlo cercato nel nostro paese, abbiamo fatto 30 Km in macchina convinti di poter trovare Gesú Bambino almeno qui all’IperNatale dove, come recita la pubblicità: – ogni cosa ha il prezzo giusto – … Invece niente lì e niente qua!”8
“Capisco, capisco … Siamo spiacenti; purtroppo siamo rimasti senza forniture e proprio nel periodo di vendite più importante dell’anno; tuttavia … Se i signori vogliono essere cosi gentili da seguirmi nello studio, vedrò quel che posso fare … “ Il direttore, dai modi fin troppo cordiali, li fece entrare nel suo studio: uno studio tutto viola. Di viola erano colorate le tende; viola la scrivania; viola il sofà; viola il pavimento, le pareti, il soffitto ed i tappeti. Lo stesso direttore pareva essere diventato violaceo: Paolo, mamma e papà si sedettero sul sofà, anche se non si sentivano troppo a loro agio; Rita, invece, rimase seduta davanti al direttore. A Rita non piaceva il viola: per lei era il colore del dolore, della bua; e ciò fin da quando, da piccina, era caduta e aveva imparato, a sue spese, che quelle macchie violacee che compaiono dopo aver battuto le ginocchia o un’altra parte del corpo si chiamano lividi e fanno male … A Rita non piaceva nemmeno il direttore. 9
“Dunque, dunque … Cosa possiamo fare per questa bella bambina?” “Ti piace questo?” Disse mentre estraeva dal primo cassetto della scrivania una statuina di gesú bambino, biondissimo e con gli occhi azzurri:
“Un vero angioletto, non è vero? Solitamente lo vendiamo per una grossa somma… Una cifra importante. Capirete: sono pezzi numerati davvero unici… Pezzi da collezione insomma.” E prima che mamma e papà potessero replicare qualcosa, il direttore aggiunse: “Contiene un meccanismo che lo fa piangere lacrime d’oro: il metallo nobile per eccellenza; si tratta di lacrime non comuni per un bambino non comune. È allo studio pure un meccanismo che lo faccia anche ridere: ma è un problema complicato riprodurre risate adeguate al personaggio, per esempio, argentate. Te lo regalo, piccolina!” “Non lo voglio!”
Disse risolutamente Rita. 10
“Che bimba caruccia! Forse non ha capito che questo è un oggetto di valore, prestigioso ed esclusivo: cara, con questo il tuo presepe si distinguerà da tutti!” “Non lo voglio!!!”
Ripeté Rita con rabbia.
“E la pensi anche tu cosi?” Domandò il direttore, rivolgendosi a Paolo.
“Se mia sorella non lo vuole nemmeno io ci tengo!”
Rispose Paolo, solidale con la sorella.
“Ma che peccato! Tutti quei Km fatti per niente… ” A questo punto intervenne papà:
“Rita! Paolo! Non siate indisponenti: questo signore vuole essere gentile con noi e permetterci di completare il presepio; suvvia non offendetelo ed accettate il suo regalo.” “Mai!”
Urlò Rita. E allora papà perse la pazienza: avrebbe voluto che la sua mano si sollevasse in aria, per spaventarla più 11 che per colpirla con uno schiaffo… Ma non poteva vedersi in quella posa, con il braccio alzato; come un uomo che non era più il suo papà e che non era più neanche un uomo ma l’orco delle brutte favole; il terribile uomo nero che portava via l’infanzia ai bambini … Rita chiuse gli occhi: non voleva più vedere il direttore, che con tanto zelo e ardore voleva che la sua famiglia si distinguesse e fosse diversa dalle altre e che era riuscito, seppur per un attimo, a dividerla; e proprio non voleva, con tutte le sue forze, quel falso gesú bambino che piangeva lacrime d’oro e non poteva sorridere … Rita aspettò cosi, con gli occhi chiusi, che succedesse qualcosa: ma non accadde nulla.
“Abbia pazienza e ci scusi per la perdita di tempo: anche se non ne capisco il perché mi sembra fin troppo chiaro che la mia piccola Rita non voglia affatto il suo Gesú Bambino, nemmeno in regalo. Pazienza, abbiamo fatto un viaggio a vuoto.”12 Disse papà, come risvegliandosi da un brutto sogno nel quale si era visto, rigido e goffo, stare con il braccio curiosamente penzolante in aria … Eccolo dunque il suo papà: Rita lo aveva riconosciuto subito, benché avesse ancora gli occhi chiusi. E lo accolse abbracciandolo:
“Bentornato papà!”
“Si si, piccola monella!” Sorridendole, la strinse forte a sé. E finalmente uscirono a riveder le stelle: era, infatti, già sera inoltrata. Cosî mamma, papà, Rita e Paolo tornarono a casa dopo la loro avventura all’IperNatale: ormai erano convinti che non potessero più completare il presepe in tempo per la notte di Natale… Soltanto Rita non era completamente rassegnata:
“Rita non ti rattristare …” Le raccomandava la mamma.
“Rita che vuoi farci? Per quest’anno è andata così …” 13 Le diceva il papà. E Rita, dopo essere stata a lungo pensosa e silenziosa, esclamò:
“Lo chiederò al barbone Astolfo! Chiederò a lui dov’è finito Gesú Bambino …”
“Il barbone Astolfo ?!!?”
Domandarono, insieme e alquanto stupiti, mamma e papà! Per risposta, Rita, mise davanti ai loro occhi il foglio che le aveva dato il barbone Astolfo … Ma chi era costui? Il barbone Astolfo, ben visto da tutti i bambini del paese perché personaggio un po’ magico ed eccentrico e ritenuto, invece, un po’ stravagante dagli adulti, mai pericoloso comunque, non sempre fu un barbone: un tempo fu un nobile, un baroone … Sì proprio con la doppia “o”; e, probabilmente, affaticato ed appesantito dalla troppa enfasi e dall’impaccio della doppia “o”, un giorno inciampò e cadde … Quando si rialzò, tastandosi, scoprî che gli era cresciuto un lungo bernoccolo sulla prima “o” che 14 diventò, in questo modo, una “b”: da allora la sua vita cambiò e diventò il barbone Astolfo pur senza avere l’ombra di un pelo sulla faccia. Ma cosa c’era scritto nel foglio che aveva dato a Rita e a tutti i bambini del paese? C’era l’invito al … Gran falò dei panettoni: porta anche Tu un panettone da ardere! Nella Notte Santa di Natale, il barbone Astolfo vi aspetta in piazza numerosi, bambini e bambine! Là s’inizierà il gran falò dei panettoni Tutte le marche sono valide!!! In pratica, qualsiasi panettone vien bene da bruciare! 15 Attenzione!!! Astenetevi dal portare quelli fatti in casa, dalle mamme o dalle nonne… Quelli, sono esclusi! Liberate i sogni impantanati in tanto dolciume! Liberate la Vostra immaginazione! Venite!!! Lo spettacolo è assicurato, anche in caso di pioggia!!! Stiano tranquilli i Signori Genitori: son fiamme che non scottano, son fiamme di fantasia E Rita, osservando i volti perplessi dei suoi genitori, aggiunse:
“Lascerete che io e Paolo, dopo la messa, ci fermiamo un po’ con il barbone Astolfo … Non è vero?”
E guardò mamma e papà con un’innocenza ed un candore tali da lasciarli letteralmente senza parole, al punto che quel che uscì dalle loro bocche fu soltanto un allunisono: 16
“Sì!!”
Cosî nella notte di Natale, dopo la messa, tutti i bambini del paese uscirono fuori dalla chiesa correndo in piazza dove li aspettava il barbone Astolfo; fecero, tutt’insieme, una catasta grossa e alta con i panettoni di tutte le marche portati da ciascuno bambino … Poi il barbone Astolfo prese la parola e disse:
“Adesso pensiamo tutti a cosa vogliamo ricevere: non in questa notte ma dalla nostra vita … Pensiamo ai nostri sogni, a quelli più grandi e più impossibili … Ai valori in cui crediamo … Ai nostri Amici … Pensiamo alle fiamme vere, quelle che bruciano e distruggono … E alle nostre che son fiamme di fantasia … Che evocano e liberano … Che chiamano dal più lontano passato … Ecco! Forza che ci siamo … I panettoni stanno cominciando ad ardere …”
Il barbone Astolfo ora sta correndo e saltando intorno al falò; pare proprio uno stregone indiano mentre continua ad esortare tutti gli invitati a 17 liberare la propria fantasia ed immaginazione … Mentre un fumo azzurrino e lunare si libera in alto, disegnando nell’aria della notte nuvole e figure …
“Ecco, i panettoni stanno cominciando a rilasciare i sogni di vostra proprietà: ecco, c’era chi sognava di volare come un gabbiano … E chi di essere un uomo libero, come un capo indiano … Chi di essere leggero e lieve come una farfalla … Ma da dove vengono questi sogni? Chi ce li ha rubati? Sono stati i panettoni, con quel loro sapore comodo di grasso dolciume: mentre voi li assaggiavate e mordevate loro, in silenzio, vi divoravano il cuore! E si pappavano pure tutto quello che il vostro cuore poteva contenere e custodire …”
“Ma quello lassú è il bastone della Nonna!”
Urlò Rita. 18
“Un tipo veramente in gamba vostra Nonna, davvero Paolo e Rita! Di lei i panettoni sono riusciti a mangiarsi, e a stento, soltanto il suo bastone …”
Dichiarò il barbone Astolfo … E Rita all’improvviso intuì ed esclamò:
“Gesú Bambino, non se lo sono rubato: se lo sono mangiato i panettoni!” 19 Il falò dei panettoni liberò nell’aria molti altri sogni restituendo un cuore sgombro e leggero a tutti i partecipanti. 20 Quando rientrarono a casa, Paolo e Rita, guardarono ancora il loro presepe incompiuto: spiccava, nel buio della stanza, la mangiatoia vuota e tenuemente illiminata… Eppure, Paolo e Rita, quasi quasi ci credevano di trovare il loro Gesú Bambino che li aspettava, tra Giuseppe e Maria il bue e l’asinello … Ma non fu cosî. Rita, quando fu messa a letto, ripensò alla sua giornata; al falò dei panettoni, al barbone Astolfo, al bastone della Nonna, alla Nonna … A quanto le aveva voluto bene: ecco che un buio fitto e pesante le chiuse le palpebre prima che la malinconia salisse come l’alta marea… E si addormentò. Un fumo azzurrino e lunare come quello che aveva visto liberarsi dal falò dei panettoni le rischiarò la coltre di buio che la circondava, ed il chiarore diventò sempre più intenso: fu così che Rita si accorse di un bambino dall’apparente età di dodici anni, proprio come la sua, seduto su di una sedia a rotelle proprio come lei e vicino all’inizio di una scalinata che conduceva 21 all’ingresso di quella che poteva sembrare una chiesa, un tempio …
“Ciao Rita!”
Il bambino la salutò cordialmente, sorridendole in maniera accogliente …
“Come fai a conoscere il mio nome se io non ti conosco?”
Gli domandò incuriosita Rita, sebbene piacevolmente stupita da questa novità …
“Sei stata tu a chiamarmi e a difendermi, con coraggio e fede, da chi voleva confondermi con altro …”
Le rispose il bimbo, sorridendole sempre molto gentilmente … E Rita, che lo riconobbe al suo sorridere, esclamò: “Gesú, ma non puoi essere … Non puoi essere ammalato, proprio come me!”
Il bimbo le rispose ancor più dolcemente:
“Rita il mio regno non è di questo mondo: se lo fosse stato allora sarei serissimo, tutto estetica e nessun sorriso; adorerei tantissimo farmi ammirare e desiderare senza mai volermi 22 concedere; incuterei terrore con il solo mio sguardo e avreste tutti timore della mia sterile perfezione, paura cieca della potenza del mio braccio … Invece il mio regno non è di questo mondo; nel mio regno c’è condivisione, c’è responsabilità dell’altro, comunione … Nel mio regno ci si consuma, senza temere l’azione del tempo, per concedersi a tutti …”
“Ma Gesú … Tu sei l’Onnipotente … E Ti vedo qui, su di una sedia a rotelle, disabile proprio come me …”
Balbettò Rita, incredula ai suoi stessi occhi …
“Rita, dico a te quel che ho sempre detto a tutti: non abbiate paura! Io sarò con voi fino alla fine dei tempi … E non è soltanto un modo di dire … Rimango con voi essendo come voi, portando come voi il peso di tutte le vostre quotidianità … Abbiate il coraggio di vivere la vostra vita fino in fondo ed ogni giorno; abbiate il coraggio del passo dopo passo … 23 Dell’istante dopo istante … Io sarò con voi! Né in alto, né in basso, ma accanto … A voi! Nel mio regno, l’onnipotenza non è forza fisica o potere per fare quel che si vuole; ma è Amore che genera la forza capace di annientare ogni distanza, rispettando le differenze e le diversità; è il dono di accorgersi dei particolari e di fermarsi a contemplarli; è fede per accorgersi di me che sono tutto in tutti, anche nei cuori più in ombra… Vedi, Rita, le persone che salgono al tempio credendo di trovarmi in alto mentre io sono quaggiú, ultimo ed incapace di muovermi? 24 Eppure non mi notano … No, non sono cattivi: semplicemente osservano incapaci di 25 guardare; confuse, sono ombre in tutt’altre faccende affaticate … Ma come posso non avere compassione di loro che, comunque, mi cercano anche se in direzioni sbagliate e non si accorgono di me che sono qui? Rita, non dovete faticare per trovarmi… Nemmeno un po’! E a maggior ragione, come posso non commuovermi guardando chi mi nota e mi resta accanto, anche soltanto per farmi compagnia ? Chi fatica per non lasciarmi escluso? Colui il quale abbatterà ogni barriera architettonica e costruirà non per magnificare la mia grandezza ma per testimoniare un dio che è accessibile e che raggiunge gli ultimi ed avvicina tutti? Rita, per favore, dillo a chi incontrerai: non illudetevi di potermi rinchiudere e soffocare in preziosi tabernacoli dorati… Non illudetevi di potermi custodire in templi e luoghi inaccessibili anche soltanto ad uno di voi… 26 Cercatemi con fede nel Tabernacolo e nel Tempio che io prediligo: il vostro cuore! Perché io sarò là a difendere con voi la vostra umanità … La vostra unicità! Rita, custodisci questi miei doni: la sensibilità ai particolari e la strenua difesa della propria umanità, non con la spada ma con la testimonianza di sé … Benedetti, certamente, coloro i quali hanno timor di Dio… Ma beati coloro i quali hanno Amor di Dio! Ciao Rita! E che la pace e l’armonia Ti accompagnino sempre!”
Pian piano ritornò il buio e Rita non riuscî a veder più nulla … Poi, per un attimo, il buio si attenuò di nuovo e nella penombra Rita poté scorgere puntini luminosi come le stelle ma più numerosi… E i puntini si stavano avvicinando, sempre di più, a lei. E man mano che si avvicinavano, presero chiaramente la forma di molteplici animaletti: coniglietti; talpe; scoiattoli; picchi ed usignoli e 27 quant’altro… Ciascun animaletto aveva, ora Rita poteva distinguerla chiaramente, la propria singolare ed umana particolarità… C’era quello che saltellava avvolto in una sciarpa; quello che indossava un pigiama; quello con il berretto di lana; e quello con il cappello elegante da sera; c’era quello che sbuffava con la pipa; quello che portava gli occhiali; quello che si lisciava i baffi da tricheco…. Poi Rita ne notò uno in particolare, un’arzilla marmotta, che spiccò su tutti distaccandosene e venendo ancor più in avanti verso di lei…. La particolarità di questa marmotta era che si appoggiava ad un bastone identico, in tutto e per tutto, a quello liberato nell’aria durante il falò dei panettoni. E Rita riconobbe, in quella marmotta, la nonna…. Ma com’era possibile tutto ciò? La nonna era andata nella terra del grande “Boh?!” da diversi anni, oramai…. La terra del grande “Boh?!” 28 Dove si trovava?
“Boh?!”
Com’era?
“Booh?!”
Esisteva veramente?
“Booooooh?!”
Tutti gli adulti ne parlavano ma dove fosse nessuno lo sapeva…. La terra del grande “Boh?!” era il paese dove gli adulti pensavano se ne andassero tutte quelle persone “che non c’erano più”… Ma sarebbe stato più corretto dire, tutte quelle persone “che non si vedevano più”. La nonna si avvicinò a Rita sollevando il buio appena un po’, senza far rumore: proprio come faremmo noi con il tendone di un cinema entrando nella sala a proiezione già iniziata; guardò con tenerezza sua nipote; avrebbe voluto darle le risposte al perché dell’esistenza del dolore e della sofferenza, del distacco e della lontananza … Ma le risposte non c’erano. Avrebbe voluto dirle che le persone “che non c’erano più” continuavano, invece, ad esserci 29 rimanendo però invisibili ai nostri cinque sensi… Dirle di avere coraggio, di andare incontro alla sua vita e alla sue difficoltà con tenacia e speranza, ostinazione e volontà; di non cedere alle comodità, di non cedere ai morsi dei panettoni … Ma sua nipote era in gamba e l’importanza di queste cose, lei, l’aveva già intuita; allora la strinse a sé in un abbraccio che aveva il respiro dell’immensità … Si guardarono ancora una volta e poi la Nonna e i numerosissimi animaletti ritornarono nel buio; mentre in un sibilo di vento una voce sembrava dire a Rita:
“Non abbiate paura: noi siamo intorno a voi, tra di voi, accanto a voi … Siate attenti ai particolari ed abbiate coraggio: chi ha più sogni ha meno bisogni!” Il mattino dopo, Rita e Paolo trovarono ai piedi del loro letto un presepe di cartone, con i pastori le pecore gli angeli la stella cometa Maria e San Giuseppe ed un Gesú Bambino tutti di cartone … Disegnato e colorato ad arte: una meraviglia per gli occhi! 30 Forse non era stato solo un sogno, quello di Rita… E la Nonna era passata veramente…
“Boh?!” è la risposta più sincera. Intanto, fuori dal tempo e dallo spazio, una Mamma chiede al suo Bambino:
“Hai trovato dove alloggiare?”
E lui risponde:
“Sî Mamma! È il cuore dell’uomo: piccolo a guardarlo dal di fuori; ma dentro c’è l’immensità …”
***
Illustrazione di Carla Francesca Castagno