Celestino Mingherlino e il tarlo Anatolio
Fiaba pubblicata da: Martina Vecchi
Arriva l’autunno, con le prime foglie che cominciano a cadere. Presto il terreno si ricoprirà di un soffice manto giallo e rosso. L’aria al mattino si farà più frizzante, e le giornate si accorceranno.
“È ora di fare il cambio degli armadi” constata Celestino, affacciato alla finestra.
Sul tavolo in cucina c’è un cestino colmo di castagne da arrostire. “ Voglio invitare qualche vicino a cena per inaugurare la stagione” pensa Celestino, sempre di buonumore e pronto a offrire la propria generosità.
“Castagne arrosto, purè di patate, stufato di manzo e cavolfiore gratinato”. Che acquolina. Non può certo mancare lo strudel di mele. E nemmeno le pere al vino.
Riproponendosi di fare qualche telefonata nel pomeriggio, Celestino sale in camera da letto e apre l’armadio. Tira giù calzoni pesanti, giacche a vento e giacconi, sciarpe, berretti, cuffie e calzettoni; guanti e scarponi da montagna; racchette da neve. Ripiega con cura gli abiti estivi lavati, e li infila nelle buste di plastica con i rispettivi sacchettini di lavanda da lui stesso confezionati, per profumare tutto di buono.
È la volta dei cassetti con la biancheria di lana e tutti i maglioni.
Ma che strano.
Il mobile in legno di mogano, il preferito di Celestino, è tutto tarlato. È costellato di tanti buchini minuscoli che Celestino nota solo ora, non senza un certo disappunto. Ha sempre tenuto particolarmente a quel mobile, era il comò di sua nonna, e adesso è danneggiato.
“Davvero strano” pensa Celestino”e dire che ho sempre usato il liquido antitarlo…”.
RONF!
-Oddio!- Celestino salta su, spaventato. Che paura che si è preso!
RONF!
“Si direbbe che qualcuno stia russando…” pensa Celestino -Povero me, devo essermelo sognato… Sto invecchiando…- mormora tra sé e sé, sconcertato.
RONFFF!
-Ma allora non l’ho sognato, qualcuno russa davvero!-
Celestino allora si mette in ascolto, e il russare si fa regolare.
“Proviene dal comò…”
L’ultimo cassetto è ancora chiuso, ed è anche il più tarlato. Celestino lo apre piano, attento a non svegliare la cosa misteriosa che ronfa rumorosamente.
“Ohibò!” a stento Celestino trattiene un grido di sorpresa.
Un grosso tarlo baffuto e ciccione dorme beato in un angolo del cassetto, adagiato mollemente su un sacchettino di lavanda.
“Questa poi…” pensa Celestino. “E adesso cosa faccio, lo sveglio?”
-Ehm..- esordisce Celestino.
RONF!
– Ehm… Mi scusi…-
RONFFF!
Niente da fare. Quello non si sveglia.
Celestino prova allora delicatamente a dargli un colpetto, ma il tarlo sobbalza violentemente.
-Aiuto!- grida, con una voce da baritono.
-Mi spiace averla svegliata- esordisce Celestino, impacciato- ma ho sentito russare e..-
-E allora? Stavo dormendo, e lei mi ha fatto prendere un colpo!-
-Ma questo è il mio cassetto!- protesta Celestino.
-Oh lo so! Ma dove vuole che vada? È l’unico posto in cui mi senta al sicuro!-
-Ma io.. Ma io credevo di aver passato l’antitarlo e…-
-Antitarlo? Quello? Ma mi faccia il piacere, quella schifezza che sa di cetriolo! L’hanno imbrogliata, caro mio! Dovrebbe riportarlo alla drogheria e farsi ridare i soldi! Quel coso non vale una patacca!-
-Ma… Ma…- Celestino è sempre più confuso, non sa cosa pensare né cosa dire.
Dopo aver recuperato un po’ di lucidità, cerca di far sentire le proprie ragioni:
-Signor tarlo, capisco che abbia trovato nel mio comò un luogo confortevole e sicuro, e me ne rallegro ma, vede, è un mobile antico e pregiato, è un ricordo di mia nonna e… E lei me lo sta mangiucchiando tutto!-
-Aaah, delizioso, superbo! Puro mogano non trattato! Una vera delizia!-
-Ma me l’ha tutto rovinato!-
-Embè? Pensava forse di avvelenarmi con quella porcheria di antitarlo al cetriolo? Giammai!- polemizza il tarlo, inalberato.
-Guardi, sono sicuro che possiamo trovare un compromesso.. Se lei si spostasse…-
-Ah no. No no. Di qua non mi muovo. Nossignore- il tarlo è irremovibile.
Celestino, benevolo e mai scorbutico, si ostina a provare con le buone.
-Presentiamoci: io sono Celestino Mingherlino, e questa è il mio comò-
-Io mi chiamo Anatolio, sono in pensione e non ho nessuna intenzione di andarmi a cercare un altro comò-
-Se continua così mi divorerà tutto il mobile! Non saprò più dove mettere i miei maglioni, perderò un caro ricordo, e poi…. –
-Ah, Celestino, lei è una carogna, vuole farmi sentire in colpa a tutti i costi! Ma se siete voi a dare la caccia a noi poveri tarli, proprio voi!-
-Ma cosa dice, Anatolio, lei mi offende, io non avevo nessuna intenzione di…Senta, le propongo un accordo di buon vicinato. Per me non sarà un disturbo lasciarle l’ultimo cassetto del comò, anzi, sarò onorato se vorrà farne la sua dimora, a patto che..-
-A patto che?.. – Anatolio è tutt’orecchi.
-A patto che lei smetta di rosicchiarlo. È davvero un oggetto a cui sono affezionato, questo comò. Cerchi di capire…-
-E io del legno buono così dove lo trovo?-
Celestino Mingherlino sorride:- Conosco qualcuno che fa al caso nostro-
La segheria di Aliprando dista non poco dalla casa di Celestino. È un’enorme struttura in cui Aliprando lavora con molti aiutanti per realizzare grandi tavole.
Celestino e Aliprando sono buoni amici, e del resto Celestino è benvoluto da tutti, come si fa a non essergli amico? E poi, a volerla dire tutta, Aliprando sta cercando da un po’ di tempo un modo per sdebitarsi con Celestino: lo aveva aiutato tempo prima a sistemare certe tubature rotte che gli avevano allagato la casa, povero Aliprando. Celestino conosceva un idraulico che aveva fatto un ottimo lavoro.
Aliprando è intento a scaricare grossi tronchi di legno da un furgone. È un omone grande e grosso e barbuto. Mette un po’ di soggezione all’inizio, ma è buono come il pane.
Quando vede arrivare da lontano Celestino, il suo viso si illumina.
-Buondì Aliprando!-
-Buongiorno a te, Celestino! Qual buon vento?-
-Avrei bisogno di un grosso favore, Aliprando-
-Ti ascolto-
-Ecco, proprio stamattina ho scoperto di avere un inquilino nel mio comò-
-Un inquilino? E chi sarebbe costui?-
-Un grosso tarlo che si è stabilito nell’ultimo cassetto e mi sta rosicchiando tutto il comò!-
-Il comò? Intendi dire il famoso comò della nonna, quello a cui sei così affezionato?-
-Proprio quello! Il fatto è che questo tarlo Anatolio non vuole andarsene perché si trova benissimo nel comò, e soprattutto è ghiottissimo di legno di mogano!-
-Legno di mogano? Ma è quasi introvabile!-
-Appunto, Aliprando, è per questo che ho bisogno d’aiuto… Solo tu puoi procurarmi del mogano buono delle Americhe, e salvare il mio comò da quel tarlo ghiottone…- il tono di Celestino è quasi una supplica- Sono disposto a pagarlo a qualsiasi prezzo!- implora Celestino.
-Nessun problema, mio caro amico, per te mogano gratis! Farò sempre in modo di tenere da parte qualche bel ciocco…- assicura Aliprando col suo vocione, strizzando l’occhio.
-Sapevo di poter contare sul tuo aiuto!- risponde Celestino, sollevato.
-Il tuo bel comò sarà salvo!-
Aliprando fa cenno a Celestino di seguirlo fino all’ultimo magazzino della segheria, il più nascosto, con dei finestroni enormi che danno sull’abetaia.
Ordinatamente accatastati, grossi tronchi di legno di mogano brillano lucidi. Aliprando ne sceglie alcuni piccoli (“Quanto mai mangerà, questo tarlo!”) e li sistema in una cassettina nuova di zecca, che porge a Celestino con soddisfazione:
-Legno di mogano non trattato!-
Celestino rientra a casa fischiettando, con due bei ciocchi di mogano pregiato e profumato, e subito sale nella sua stanza, diretto verso il comò. Qui, nell’ultimo cassetto, il tarlo Antaolio sta facendo un solitario a carte.
-Ho buone nuove!- esclama Celestino, raggiante.
-Ohibò, cosa vedono le mie pupille!- risponde Anatolio- Mogano! Mogano vero!-
-Eh già, signor Anatolio, mogano vero tutto per lei! Così non avrà più bisogno di mangiarmi il comò!-
-Ma lei mi commuove, Celestino, che gentilezza! Che premura! Ecco… Non so come ringraziarla!-
-Suvvia, per così poco…-
-Allora… Allora posso restare?-
-Ma certo signor Anatolio, può restare finché vuole!-
Celestino, ancora una volta, è riuscito brillantemente a risolvere una questione spinosa con l’aiuto della sua generosità e del suo proverbiale ottimismo.
Nei giorni seguenti un bravissimo stuccatore è riuscito a riempire tutti i buchini fatti dal tarlo Anatolio, un lavoro mirabile.
E adesso il comò è lì, come nuovo.