Fiabe in città
Fiaba pubblicata da: Marcella Geraci
Questa storiellina è accaduta veramente, negli scaffali di legno di una piccola biblioteca di paese che quasi nessuno bazzicava più. Si sa che, al giorno d’oggi, i bambini preferiscono la tv, il computer ed i videogame ai libri, che sembrano invece testimonianze dell’antichità come i dinosauri, le piramidi o i primi arnesi degli uomini delle caverne. Nessuno legge più e i libri soffrono, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Un bel giorno, un bimbo chiamato Matteo, capitato per caso in quella biblioteca, prese un libro di fiabe, vecchio e polveroso, che nessuno apriva più da anni. Il povero libro aveva la copertina rosa dalle tarme, le uniche bestiole che frequentavano assiduamente gli scaffali della sala di lettura.
Le illustrazioni erano invece tutte sbiadite per colpa del tempo e dell’incuria. Quando Matteo aprì il volume, una cascatella di polvere ricadde sulle sue manine, coprendole tutte di bianco.
A un certo punto Matteo sentì una vocina dolce dolce, che si alzava dalla prima pagina. “Ehi … che brutta cera che ho! Sono pallida, ma anche un po’ sporchina. Forse l’inchiostro di una penna o una manina unta di nutella …”
Matteo sgranò gli occhi, perché a parlare era Pelle d’asino. A un tratto, le vocine si moltiplicarono, ma non si capiva niente !!!! “Finalmamostatiapertidaqualbzbzeracedevvoglioah”…. Boh! Il bambino vide allora tante piccole figure a colori che saltavano fuori dal libro per prendere un po’d’aria e fare una passeggiata.
“Se i bambini non vengono più qui, andremo noi a cercarli” disse Cappuccetto Rosso, uscendo dalla sala. Poco dopo i personaggi delle fiabe erano tutti in giro per la città. Sorpresa delle sorprese, la strega di Biancaneve scoprì che non aveva più bisogno di avvelenare la mela. Il mercato cittadino era infatti pieno di mele trattate con pesticidi, coloranti e schifezze chimiche di ogni tipo, che rendevano la frutta bella, pericolosa e quasi immangiabile. Quanto a Biancaneve, si rese invece conto che avrebbe potuto lavare la mela per ripulirla dal veleno ed evitare così di cadere nel sonno eterno. Informare era infatti la forza dei cartelloni della “Pubblicità progresso” affissi sui muri cittadini.
A forza di camminare per strade e viuzze, i piedi di Cenerentola divennero talmente sporchi che quando li vide il messo reale, venuto a farle provare la scarpetta di vetro, fuggì inorridito. Chi sarebbe diventata la moglie del principe? Qualche metro più in la, povera Pelle d’Asino! Urla e fischi piovevano contro la sua pelliccia. Quel giorno, infatti, in città, un serpentone umano, con striscioni e cartelli, manifestava in difesa dei poveri animali sacrificati per farne capi di vestiario di lusso. E Cappuccetto, poi? Temeva di incontrare il lupo ad ogni angolo, ma non sapeva che in città è più facile trovare una betoniera o un camion o un bus, perchè i pochi lupi superstiti si tengono alla larga dai centri abitati, nascosti nelle montagne. “Che bella passeggiata!” dissero infine tutti. Soddisfatti, anche se spaesati nella loro nuova, grande pagina di cemento e smog, i personaggi delle fiabe decisero di fare ritorno a casa, ognuno nella propria piccola stanzetta di carta.
E Matteo? Rimasto in biblioteca a leggere il librone, aveva scoperto le parole. Nomi, aggettivi e verbi che aveva dimenticato e che da quel momento avrebbe potuto gustare con gli occhi, per assaggiarne i significati e immaginare tante bellissime fiabe. “Il mondo non è un videogame!” pensò infine, felice e con le mani e le guance coperte di polvere.