Cenerentola

Fiaba pubblicata da: Redazione

C’era una volta un uomo ricco, che rimase vedovo molto presto; egli aveva una figlia, e ogni giorno andavano a trovare la mamma ed a portarle dei fiori. Dopo qualche tempo il padre si risposò con una donna che aveva già due figlie, così essi andarono a vivere nella casa dell’uomo. Le figlie della donna erano dispettose e monelle, così per la piccola bambina non furono giorni felici. Esse dicevano, “dovrebbe stare in salotto con noi? Chi mangia il pane deve guadagnarselo!” Le tolsero i suoi bei vestiti, le fecero indossare una vecchia palandrana grigia, e le diedero un paio di zoccoli. “Guardate la principessa, come è agghindata!” esclamarono ridendo e la condussero in cucina. Là dovette sgobbare da mattina a sera, alzarsi prima di giorno, portare l’acqua, accendere il fuoco, cucinare e lavare. Per giunta le sorelle gliene facevano di tutti i colori, la schernivano e le versavano ceci e lenticchie nella cenere, sicché doveva raccoglierli a uno a uno. La sera, dopo tante fatiche, non andava a letto, ma si coricava nella cenere accanto al focolare. E siccome era sempre sporca e impolverata, la chiamavano Cenerentola.

Una volta il padre, prima di andare alla fiera, chiese alle due figliastre che cosa doveva portar loro. “Bei vestiti” disse la prima.”Perle e gemme” disse la seconda. “E tu? Cenerentola?” egli chiese, “che vuoi?” “Babbo, il primo rametto che vi urta il cappello sulla via del ritorno, coglietelo per me”. Egli comprò bei vestiti perle e gemme per le due figliastre; e sulla via del ritorno, mentre cavalcava per un verde boschetto, un ramo di nocciolo lo sfioro’ e gli fece cadere il cappello. Allora egli colse il rametto e se lo portò via. Giunto a casa, diede alle figliastre quel che avevano desiderato, e il ramo di nocciolo a Cenerentola. Cenerentola lo ringraziò, andò sulla tomba della madre, piantò il rametto e pianse tanto. Il ramo crebbe e divenne una bella pianta. Cenerentola ci andava tre volte al giorno, piangeva e pregava, e ogni volta si posava sulla pianta un uccellino bianco, che, se ella esprimeva un desiderio, le gettava quel che desiderava.

Ora avvenne che il re diede una festa che doveva durare tre giorni e invitò tutte le belle ragazze del paese, perché suo figlio potesse scegliersi la sposa. Le due sorellastre, quando seppero che dovevano parteciparvi anche loro, tutte contente chiamarono Cenerentola e dissero: “Pettinaci, spazzola le scarpe e assicura le fibbie:andiamo a nozze al castello del re”. Cenerentola ubbidì, ma piangeva, perché anche lei sarebbe andata volentieri al ballo, e pregò la matrigna di accordarle il permesso. “Tu, Cenerentola” esclamò quella, “sei così sporca e impolverata, e vuoi andare a nozze? Non hai vestiti né scarpe, e vuoi danzare?” Ma Cenerentola insisteva e la matrigna finì’ col dirle: “Ti ho versato nella cenere un piatto di lenticchie; se in due ore le sceglierai tutte, andrai anche tu”.

La fanciulla andò nell’orto dietro casa, e chiamò:

“Colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi uccellini tutti del cielo, venite e aiutatemi a scegliere le lenticchie, le buone nel pentolino, le cattive nel gozzino”.

Allora dalla finestra in cucina entrarono due colombe bianche e poi le tortorelle e infine, frullando e svolazzando, entrarono tutti gli uccellini del cielo e si posarono intorno alla cenere. Così tutti raccolsero i grani buoni nel piatto. Non passò un’ora che avevano già finito, e volarono tutti via. Allora la fanciulla, tutta contenta, portò il piatto alla matrigna e credeva di andare a nozze anche lei. Ma la matrigna: “No, Cenerentola; non hai vestiti e non sai ballare, saresti soltanto derisa”. Ma Cenerentola si mise a piangere, e quella disse: “Se in un’ora riesci a raccogliere dalla cenere e sciegliere due piatti pieni di lenticchie, verrai anche tu”. E pensava: ‘ Non ci riuscirà mai. ‘

Quando la matrigna ebbe versato i due piatti di lenticchie nella cenere, Cenerentola come aveva fatto in precedenza chiamò tutti gli uccellini e non passò mezz’ora che ebbero già finito e volarono via. Allora la fanciulla, tutta contenta, portò i piatti alla matrigna, e credeva di poter andare a nozze anche lei. Ma la matrigna disse: “E’ inutile: tu non vieni, perché non hai vestito e non sai ballare, ci faresti sfigurare!” Le voltò le spalle e se ne andò in fretta con quelle due figlie boriose.

Rimasta sola, Cenerentola andò sulla tomba della madre e gridò:

“Piantina, scuotiti, scrollati, d’oro e d’argento coprimi”.

Allora l’uccello le gettò un albero d’oro e d’argento e scarpette trapunte d’argento e di seta. In fretta in fretta ella indossò l’abito e andò a nozze. Ma le sorelle e la matrigna non la riconobbero e credevano fosse una principessa sconosciuta, tanto era bella nell’abito d’oro. A Cenerentola non pensarono affatto e credevano che se ne stesse a casa nel subiciume a raccogliere lenticchie dalla cenere. Il principe le venne incontro, la prese per mano e ballò con lei. E non volle ballare con nessun’altra; non le lasciò mai la mano, e se un altro la invitava, diceva: “E’ la mia ballerina”. Cenerentola danzò fino a sera, poi volle andare a casa. Ma il principe disse: “Vengo ad accompagnarti” perché voleva vedere da dove venisse la bella fanciulla. Ma ella gli scappò e balzò nella colombaia. Il principe aspettò che tornasse il padre e gli disse che la fanciulla sconosciuta era saltata nella colombaia. Il vecchio pensò: “Che sia Cenerentola?” e si fece portare un’accetta e un piccone per buttar giù la colombaia. Ma dentro non c’era nessuno. E quando tornò a casa, Cenerentola giaceva sulla cenere nelle sue vesti sporche e un lumino a olio ardeva a stento nel focolare: da un’apertura posteriore ella era saltata prontamente fuori dalla colombaia ed era corsa sotto il nocciolo; là si era tolta le belle vesti e le aveva deposte sulla tomba e l’uccello le aveva riprese; ed ella, nella sua palandrana grigia, si era stesa sulla cenere in cucina.

Il giorno dopo, quando ricominciò la festa e i genitori e sorellastre erano di nuovo usciti, Cenerentola andò sotto il nocciolo e gridò:

“Piantina scuotiti, scrollati, d’oro e d’argento coprimi”.

Allora l’uccello le gettò un abito ancora più superbo del primo. E quando, così abbigliata, comparve a nozze, tutti si meravigliarono della sua bellezza. Ma il principe l’aveva aspettata, la prese per mano e ballò soltanto con lei. La sera ella se ne andò, il principe la seguì per vedere da dove entrasse; ma ella fuggì in un balzo nell’orto dietro casa. Là c’era un bell’albero alto da cui pendevano magnifiche pere; ella si arrampicò tra i rami svelta come uno scoiattolo e il principe non sapeva dove fosse sparita. Ma aspettò che arrivasse il padre e gli disse: “La fanciulla forestiera mi è scappata e credo si sia arrampicata sul pero”. Il padre pensò che si trattasse di Cenerentola, si fece portar l’ascia e abbattè l’albero ma sopra non c’era nessuno. E quando entrarono in cucina, Cenerentola giaceva sulla cenere come al solito.

Il terzo giorno quando i genitori e le sorelle se ne furono andati, Cenerentola tornò sulla tomba di sua madre espresse il solito desiderio. E l’uccello le gettò un abito sfarzoso e rilucente come non ne aveva ancora avuti; e le scarpette erano tutte d’oro. Quando ella comparve a nozze con quell’abito, non ebbero più parole per la meraviglia. Il principe ballo tutta la sera con lei. Quando arrivo la sera, Cenerentola se ne andò e il principe volle accompagnarla, ma ella fuggì via rapidamente che non riuscì a seguirla. Ma il principe era ricorso ad un’astuzia, e aveva fatto spalmare tutta la scala di pece: quando la fanciulla corse via, la sua scarpetta sinistra vi rimase appiccicata. Il principe la raccolse: era piccola, elegante e tutta d’oro. La mattina dopo andò dal padre di Cenerentola e disse: “Sarà mia sposa soltanto colei che potrà calzare questa scarpa d’oro”. Allora le due sorelle si rallegrarono, perché avevano un bel piedino. La maggiore andò con la scarpa in camera sua e volle provarla davanti a sua madre. Ma aveva il piede grosso e la scarpa era troppo piccolina; allora la madre nonostante tutto l’aiutò a far entrare la scarpa. La fanciulla serrò il piede nella scarpa, contenne il dolore e andò dal principe. Egli la mise sul cavallo come sua sposa e partì con lei. Ma dovevano passare davanti alla tomba; due colombelle, posate sul cespuglio di nocciolo gridarono:

“Volgiti, volgiti, guarda: quella non è la sua scarpetta. Strettina è la scarpetta, la vera sposa è ancor nella casetta”.

Allora egli guardò il piede e si accorse che la scarpa stringeva il piede della ragazza. Voltò il cavallo e riportò a casa la falsa fidanzata, e disse che non era quella vera e che l’altra sorella provasse a infilare la scarpa. Essa andò nella sua camera e riuscì facilmente a infilare le dita, ma il calcagno era troppo grosso. E anch’ella fece fatica a far entrare la scarpa, tanto che il suo piede era addolorato, ma cercò di resistere, contenne il dolore e andò dal principe. E questi la mise sul cavallo come sposa e andò via con lei. Quando passarono accanto al nocciolo, le due colombelle gridarono:

“Volgiti, volgiti, guarda: quella non è la sua scarpetta. Strettina è la scarpetta, la vera sposa è ancor nella casetta”.

Egli le guardò il piede e si accorse che la scarpa era troppo piccola e le andava stretta. Allora voltò il cavallo e riportò a casa la falsa fidanzata. “Neppure questa è la vera” disse, “non avete altre figlie?” “No” disse l’uomo, “c’è soltanto una piccola fanciulla, Cenerentola, figlia della moglie che mi è morta: è impossibile che sia la sposa”. Il principe gli disse di mandarla a prendere, ma la matrigna rispose: “Ah no, è troppo sporca, non può farsi vedere”. Ma egli la volle assolutamente e dovettero chiamare Cenerentola. Ella prima si lavò le mani e il volto, poi andò a inchinarsi davanti al principe, che le porse la scarpa d’oro. Allora ella si mise a sedere, tolse il piede dal pesante zoccolo e l’infilò nella scarpetta: le stava a pennello. E quando si alzò e il re la guardò in viso, egli riconobbe la bella fanciulla con cui aveva danzato e gridò: “Questa è la vera sposa!” La matrigna e le due sorellastre si spaventarono e impallidirono dall’ira, ma egli mise Cenerentola sul cavallo e se ne andò con lei. Quando passarono accanto al nocciolo, le due colombelle bianche gridarono: “Volgiti, volgiti, guarda: questa volta la scarpetta non è troppo piccina. Porti a casa la vera sposina”. E poi scesero a volo, si posarono sulle spalle di Cenerentola, e lì rimasero, una a destra, l’altra a sinistra. Quando stavano per essere celebrate le nozze, arrivarono le sorellastre, che volevano ingraziarsi Cenerentola e partecipare alla sua fortuna. Quando la coppia entrò in chiesa, la maggiore si trovò alla destra di Cenerentola, la minore alla sua sinistra. Allora le colombe cavarono loro un occhio a testa. Poi, all’uscita, la maggiore era a sinistra e la più piccola a destra e le colombe cavarono l’occhio che era rimasto. Così rimasero per tutta la vita cieche, come punizione per la loro cattiveria.

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