Omran e Alaa

Fiaba pubblicata da: Nonno Frank

Sono un nonno con nipoti grandi e vi affido questa favola sperando  che i bambini che la leggono possono capire che il mondo è bello e buono nonostante tutto.

 

Stava attraversando l’acquitrino oltre la spiaggia greca dove era approdato con altri fuggiaschi.

Aveva perso tutti i suoi cari in quella martoriata terra oppressa da una guerra che non finiva mai. Era solo, le scarpe di tela erano imbibite di fanghiglia e l’unico aiuto che aveva per proseguire il cammino era la mano dell’uomo grande con il basco rosso che illuminava il sentiero con una torcia. Era assieme a tanti altri, adulti e bambini, che camminavano lenti per arrivare al primo villaggio dove si sarebbero potuti rifocillare.

La notte sembrava ancor più buia e le stoppie illuminate dalle torce brillavano di una spettrale luce giallognola. L’uomo grande con il basco rosso lasciò la sua mano per soccorrere una donna che era caduta nel fango.

Il buio lo avvolse, ma vide nel baluginio delle torce due piccole luci vicine, si accorse che erano gli occhi di un cane piccolo, con un orecchio che gli pendeva sulla fronte.

“Ciao!”

Omaran lo guardò stupefatto “Ma tu parli”

“No sto solo pensando assieme a te ed è per questo che hai l’impressione di sentire la mia voce. Sono venuto anche io dalla guerra insieme al mio padroncino annegato nel tratto di mare che hai appena attraversato. Io so nuotare lui no e mentre affondava nell’acqua scura gli sono stato vicino finché non ha toccato il fondo e in quei pochi minuti ho sentito tanto forte il suo pensiero ed è stato tanto forte il mio che sono riuscito a dargli tutto il mio affetto ed ho capito che potevo comunicare così”

Il bambino stupito si sedette su di una pietra guardando il cagnolino che dimenava felice la coda…”Siamo rimasti soli tutti e due vuoi essere il mio bambino/padroncino ?” Omran rispose con un sì che occupò tutti i suoi pensieri, si chinò e prese tra le braccia l’animale.

“Come ti chiami ?” “Lui, il mio padroncino, mi chiamava Alaa con due a sia ben chiaro. ” “Bello il tuo nome e semplice da pronunciare …io mi chiamo Omran”.

Si accorsero di essere rimasti soli, le luci delle torce erano ormai lontane ed era impossibile raggiungerle. “Che cosa facciamo ?” Chiese disperatamente Omran.

Il cane si mosse verso un cespuglio dal quale partiva un albero senza foglie. Si videro due lucine che si muovevano da destra a sinistra in modo strano.

“Che cos’è ?” Chiese il ragazzo.

“E’ un gufo, non ti preoccupare, ora gli domando dove andare, lui non può comunicare con te, ma tra animali ci intendiamo in qualche modo “. Alaa si avvicinò alla pianta ed emise leggeri latrati, il gufo per tutta risposta spiccò il volo e si volse come per dire ” seguitemi “.

Una timida luna intanto era apparsa nel cielo ed illuminava debolmente la piana, Omran e il cane proseguirono circospetti seguendo il gufo che volava a pochi metri da terra in ampi cerchi per potersi mantenere in aria.

Proseguirono così per parecchie ore finché nel cielo la luna diede il posto ad un velo rosa che schiariva l’orizzonte e in pochi minuto l’alba prese il posto della notte.

Lontano, in controluce, apparvero alcune case circondate da alti alberi, il gufo volò ancora intorno poi se ne andò veloce. ” Sai è un uccello notturno e non ama la luce, ci ha portato come vedi in un luogo abitato dove potremo mangiare e riposare”. Omran assentì e seguì Alaa verso le case.

Arrivarono in prossimità della prima abitazione, quando il sole illuminava già la pianura, da una porta uscì una donna anziana con un allegro grembiule a fiori ed un fazzoletto bianco legato dietro la testa.

Vide Omram e il cane e si avvicinò lesta a loro “Kalimèra !” Alaa cominciò subito il suo dialogo/pensiero che supera il confine delle lingue e la donna prima quasi spaventata, ascoltò rapita il racconto del cane e si asciugò più volte qualche lacrima con il dorso della mano, prese tra le braccia Omran e se lo strinse al petto. Avevano avuto la fortuna di incontrare una vecchia mamma sola, che li avrebbe accolti nella sua casa per tutta la vita.

Potremmo finire questa favola con la solita frase … “e vissero per sempre felici e contenti “, ma non so se è possibile in un mondo come questo, è certo che si vollero tutti e tre molto bene.



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