Il dono più bello

Fiaba pubblicata da: Rosanna Marino

Considero i bambini dei lettori molto attenti. Questo racconto, di pura fantasia, è dedicato agli adolescenti.

Jasmine raccolse le sue poche cose e le gettò alla rinfusa in una grande sacca di tela. C’era la guerra nel suo paese, la bambina non sapeva bene cosa fosse, ma aveva visto morire i suoi genitori sotto i suoi grandi occhi neri spalancati.

Era notte fonda, la sua casa fatta col fango e con le pietre era umida e fredda, non perché facesse realmente freddo, ma la sensazione che avvertiva era tale, dei brividi lungo la schiena pervadevano tutto il suo corpo per il grande spavento, nonostante ciò caparbia percorreva gli unici due ambienti divisi da tende di tessuto, in cerca di cose utili da portare con sé.

Voleva fuggire Jasmine; aveva sentito parlare di un luogo in cui non c’era odio, dove gli uomini erano liberi.

Liberi di camminare per le strade senza il terrore di essere soppressi; liberi di dire ciò che si pensa; liberi di vivere.

Il suo amico Ben la stava aspettando in barca, un ragazzo pescatore forzuto e sorridente. Il giovane aveva tentato in tutti i modi di fermare la rischiosa impresa della bambina, mettendola in guardia dalle insidie del mare; ma Jasmine irremovibile era decisa a osare: se doveva continuare ad avere timore, a essere costretta a nascondersi fra la sua gente, tanto valeva esporsi e cercare di uscire all’aperto, di salvarsi, di volare.

Del resto anche Ben sarebbe voluto migrare, leggero come gli uccelli in cerca di un futuro migliore, ma non poteva per il momento accompagnare Jasmine, doveva aiutare suo padre a sfamare la numerosa famiglia.

La luna splendeva in cielo argentea, sprigionando sfavillanti scintillii che sembravano danzare sulla superficie dell’acqua. Il movimento regolare dei remi scandiva il lento trascorrere del tempo diffondendo un suono acuto che andava via-via disperdendosi fino alla successiva immersione del lungo braccio di legno.

Ben taceva, ogni domanda sarebbe stata superflua, conosceva l’intraprendenza della bambina e in cuor suo sapeva che avrebbe raggiunto il traguardo.

Era vicino ormai il momento in cui Jasmine si sarebbe dovuta separare dal suo amico. Cosa riservava il destino a ciascuno di loro? Si sarebbero incontrati ancora? La bambina interruppe i suoi pensieri, raccolse tutto il suo coraggio e scese dalla canoa.

“Vola libera Jasmine!”, le gridò dietro Ben.

Il rumore frettoloso dei suoi passi, si attutiva sempre più nel silenzio della notte.

Jasmine si era accovacciata fra due enormi sassi, in quel punto avrebbe potuto vedere arrivare la nave mercantile; si fermava giusto il tempo di scaricare i viveri di prima necessità per la gente dell’isola e ripartiva. Jasmine avrebbe approfittato della confusione, per intrufolarsi e nascondersi all’interno della grande pancia dell’imbarcazione.

Incredibilmente ci riuscì, senza farsi notare dagli uomini intenti a passarsi grandi scatoloni, discese una scala che la condusse in una grande sala: c’era odore di combustibile e l’aria calda era irrespirabile. Jasmine si nascose in un angolo e rimase immobile finché la nave non ripartì. Due uomini gridavano a gran voce, cercando di sovrastare il rumore incessante dei motori. La bambina incominciava ad avere fame, si sentiva sporca. Cercò di resistere al sonno rimanendo sveglia l’intera notte ed ecco, l’alba di un nuovo giorno dava il benvenuto a Jasmine! La bambina attese il momento più idoneo per uscire dal suo nascondiglio, risalire le scale ed abbandonare la nave.

Gli occhi attenti scrutavano ogni minimo movimento, in fine sfrecciò come una lancia e si ritrovò sulla terra ferma di un nuovo continente. Ogni cosa le appariva straordinariamente splendente. Chissà cosa pensava Ben, il suo amico, di lei! Ce l’aveva fatta. Era sana e salva e soprattutto libera. Le persone percorrevano le strade con passo frettoloso, un ragazzo apriva con un gran chiasso la saracinesca di un Bar, la vide e le domandò se volesse fare colazione. La bambina accettò di buon grado l’invito, sedette ad un tavolino e bevve tutto d’un fiato la tazza di latte caldo. Jasmine ringraziò il ragazzo, aveva messo a tacere quel senso di fame, ma avvertiva ancora uno strano disagio.

Pensò bene di esplorare la zona e si avviò senza sapere bene dove andare, guardandosi attorno.

Una anziana Signora affaccendata a lavare l’ingresso di un lussuoso appartamento, notò la bambina trasandata e spaesata e le domandò:”Avresti voglia di lavarti? Vieni!”, decise d’un tratto l’anziana donna senza attendere risposta.

Jasmine la seguì e poté lavarsi con acqua corrente ed essenze profumate. Le venne quasi da piangere, tanto era la sua contentezza. Al suo paese bisognava andare a prendere l’acqua al torrente e trasportarla in dei pesanti recipienti. La bambina tirò fuori dalla sacca dei vestiti puliti e li indossò, grata di essersi tolta di dosso gli stracci sudici.

Jasmine però si sentiva impacciata, ostacolata da qualcosa, il ragazzo del Bar e l’anziana Signora erano stati assai gentili con lei, ma nonostante ciò era insoddisfatta.

Vide un raduno di ragazzi chiacchierare e giocare animatamente davanti ad un edificio. La bambina si avvicinò timidamente e sedette su di una panca ad osservarli. Uno di essi si accorse subito della sua presenza e che non si trattava di una di loro, le sedette accanto con fare invitante e rimase in silenzio.

Jasmine, incominciò lentamente a parlare, raccontò la sua storia, come l’inutile guerra aveva portato via con sé i suoi familiari, descrisse le condizioni precarie in cui viveva insieme alla sua gente, ed infine gli parlò della scelta del difficile viaggio che aveva appena affrontato.

Il ragazzo era rimasto attento per tutto il tempo, annuendo di tanto in tanto con il capo quando Jasmine le pareva sfiduciata, sorridente quando leggeva tristezza nel suo volto.

D’un tratto Jasmine tacque, aveva detto ogni cosa a quel perfetto sconosciuto, non sentiva più il bisogno di parlare e considerò che il dono più bello era stato quel ragazzo capace di ascoltare. Ora Jasmine era davvero libera e poteva iniziare a sperare di volare.



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