Baba-Jaga e i funghi del bosco

Fiaba pubblicata da: Carlo-Maria Negri

Storia ispirata alla figura immaginaria di Baba-Jaga, personaggio fiabesco della mitologia slava.

In una capanna sospesa da un paio di zampe di gallina, vive una vecchia strega: Baba-Jaga è il suo nome, e non vola su una scopa bensì su un mortaio governato da un pestello. Con la scopa, invece, mentre svolazza in cielo, nasconde i sentieri ai bambini che si avventurano nei boschi; questi poi, una volta persa la via, ne ritrovano una soltanto, che però li conduce alla capanna della perfida signora.

Tra lo steccato di quella casa bizzarra e gli alberi del bosco, poi, qualcosa si muove: non sono uccellini, né cerbiatti o lepri, ma gli invisibili servitori della strega che, lentamente, si muovono pronti ad agguantare e addentare chiunque gli capiti a tiro. Meglio starsene alla larga, quindi; anche perché si dice che le mura della casetta siano decorate da ossa umane; e che la porta sul retro abbia una serratura simile a una bocca piena di denti affilati; e che la strega rapisca i bambini, ovviamente, per mangiarseli.

Ma state a sentire cosa è successo! Un giorno di tanto tempo fa, una bambina di nome Fiorella domandò a sua madre se poteva andare nel bosco.
“E perché vorresti andarci?” chiese la mamma.
“Perché voglio riempire questo cesto di funghi” disse Fiorella con in mano la cesta vuota.
La mamma della bambina pensò che fosse una buona idea, ma da sola nel bosco la piccola Fiorella di certo non sarebbe mai potuta andare. Così chiamò Argo, il fido cane, e disse: “Con Argo starai al sicuro. Mi raccomando, non allontanarti mai da lui”. E con Argo da una parte e il cesto dall’altra, Fiorella si incamminò lungo il sentiero che conduceva al bosco.

“Oh, Argo” disse Fiorella, “non sarebbe bello trovare un porcino reale? Pensa, è il fungo più grande e buono che esista. Con quello mangeremmo per giorni”.
Il povero Argo non disse molto in proposito, e pensò: “Puah! Io odio i funghi. Meglio sarebbe una bistecca, ma la mia padroncina è molto povera, e se riuscissimo a trovare anche un solo funghetto in questo fitto bosco sarebbe di per sé una vera benedizione”. Ma cammina cammina, i nostri amici cominciarono ad essere un po’ stanchi. E senza aver trovato nemmeno l’ombra di un fungo, Fiorella esclamò: “Poveri noi, questa è sfortuna! Non ne abbiamo trovato nemmeno uno”.
Il cane Argo, invece, non pensò proprio a niente. Così, rassegnati, decisero di tornare a casa prima che calasse la sera.

Ma qualcosa cambiò nell’aria. “Argo, non ricordo d’essere passata di qua” disse Fiorella, preoccupata.
“La mia padroncina ha ragione” pensò il cane, “qui qualcosa non quadra”. Infatti il bosco era diverso. “Il sentiero!” gridò Fiorella. “E’ sparito”. Il bravo Argo, però, non aveva bisogno di strade o vie segnate per raggiungere casa, perché lui aveva il suo infallibile fiuto a guidarlo. E Fiorella sarebbe potuta essere dalla mamma in tempo per la cena, se solo non avesse visto quell’unico sentiero.

“Guarda Argo, un sentiero! Sicuramente ci porterà a casa”.
Ma ad Argo quella strada non piacque affatto. No, per niente. Anzi, lui aveva già fiutato la trappola e sapeva che quella non era la giusta direzione; in più, in fondo a quell’oscuro sentiero, spuntato da chissà dove, sentiva un lezzo a dir poco terrificante.
“Andiamo Argo, presto, prima che faccia buio!” insisté Fiorella, ignara del fatto che stava andando dritto dritto nella capanne dalla strega.
Povero Argo, invano tentò di far desistere la sua sprovveduta padroncina: tra guaiti e suppliche canine ogni sforzo gli era inutile. Così al fido cane non restò che seguirla; per amore di lei, se non altro.

“Fermi! Che fate?” disse una vocina.
Fiorella si guardò intorno senza trovare nessuno. “Chi è là?” disse la bambina. “Fatti vedere, o Argo ti sbranerà!”
“Ah no, io questo non lo mangio proprio” pensò Argo, mentre ringhiava contro a un piccolo di fungo.
“Un fungo! Argo, bravo!” disse Fiorella.
“Fermi! Che fate!” ripeté la vocina che proveniva proprio da quel funghetto.
“Un fungo parlante!” disse Fiorella, sorpresa.
“Per favore” disse il fungo “il tuo amico, Argo, con i suoi denti aguzzi, mi spaventa molto”.
Detto fatto: su ordine di Fiorella il fido Argo smise di abbaiare all’istante e il fungo ne ringraziò la cortesia.
“Ma sapete dove state andando?” domandò il fungo.
“A casa nostra, e tu verrai con noi” disse Fiorella, pronta a raccogliere il funghetto.
“Ferma! Ti prego, non lo fare!” supplicò il fungo.
“E perché non dovrei?” disse Fiorella.
“Perché posso aiutarti. Ma tu lasciami qui dove sto che devo ancora crescere” rispose il fungo.
“Ma io non ho bisogno di aiuto.” disse Fiorella.
“E invece sì, perché si dà il caso che stai andando dritto dritto nella capanna della strega Baba-Jaga. Vedi là in fondo? quella casa con le zampe di gallina?”
Fiorella si allungò sulle punte dei piedi. Dietro agli alberi vide sbucare una capanna, sollevata da un paio di zampe di gallina giganti. Era la capanna della strega.
“Lo sapevo” pensò Argo, “questa non ci voleva”. E intanto la notte scese sul bosco, tutto si annerì e una fioca luce proveniente dalla finestra di quella capanna cominciò ad avvicinarsi piano piano.
“Oh, no! E’ lei, sta venendo a prenderti” disse il fungo. “Presto, corri, segui il tuo cane, lui ti porterà a casa in salvo”.

E Fiorella corse dietro ad Argo, più in fretta che poteva, nella direzione opposta alla capanna.

“Per di qua” pensò Argo, “ci siamo quasi”.

Fiorella e il fido cane correvano come matti tra le oscure betulle e gli torvi castagni. Ma quando i nostri amici stavano quasi per arrivare a casa, ecco che un grido isterico si sollevò dal cielo: Baba-Jaga stava per raggiungerli!

“Non c’è più scampo” pensò Argo. Ma mentre i cuori battevano a mille, ecco che il grido della strega cessò, sovrastato dal boato d’un suon di corno: era il porcino reale, il più grande e nobile dei funghi, alto quanto una quercia, stava lì al confine del bosco per fermare la terribile Baba-Jaga.

“Guarda Argo! Il porcino reale” esclamò Fiorella.
“Puah!” pensò il cane.

Il fungo gigante andò a sbattere contro la strega, e questa rimase intrappolata dentro le spore del grande porcino reale.
La piccola Fiorella tornò finalmente a casa insieme ad Argo. Il fungo era sparito come era comparso, portandosi via la strega.
“Oh, mamma, sapessi che brutta avventura” disse in lacrime Fiorella.
“E i funghi?” chiese la mamma.
Fiorella si ricordò della cesta vuota che aveva dimenticato nel bosco. Quando ecco che Argo abbaiò alla finestra.
“Chi sarà?” domandò la mamma, andando ad aprire la porta.
Fiorella trasalì. E se fosse ricomparsa Baba-Jaga? Ma all’uscio non c’era nessuno, se non una cesta piena di funghi e un biglietto in cui si leggeva questa filastrocca:

Là nel bosco vi son creature,
alte e basse e alcune oscure.
Un funghetto t’ha aiutato,
ma è Argo che va premiato.
Con ‘sto cesto di commiato.

“Puah!”

 



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