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La storia di Big Man e dei tre maghetti

Fiaba pubblicata da: filippo

Erano passati ormai alcuni mesi dall’ultima avventura e Federico già smaniava in cerca di nuove esperienze.

Passavano le giornate tra filtri maleodoranti, puerili esercizi di divinazione, allenamenti con la bacchetta che ancora tanto magica non sembrava, più preoccupata del fumo che dell’arrosto.

Era insomma la solita vita scolastica per giovani maghi per nulla diversa da quelle dei Babbani, dove un professore antipatico può compromettere il rapporto degli studenti con tutto il corpo insegnante.

Nelle ore di ricreazione i tre maghetti non facevano altro che parlar male del prof. Silvione detto”Big Man” che ricambiava con protervia e malevolenza quella sensazione non confessata ma presente come una nebbiolina iridescente che avvolgeva la sua testa quasi pelata.

Nella grande sala delle riunioni il Prof. Phlippus non perdeva occasione per ricordare a tutti le condizioni indispensabili per lo svolgimento sereno e produttivo della vita scolastica, ma sotto sotto nascondeva una malcelata antipatia per Big Man.

Perché tanta avversione? Se stiamo zitti, possiamo sentire i pensieri che si agitano nel cervello di Phlippus.

Bisogna stare attenti perché i pensieri sono suscettibili e molto orgogliosi, basta un nonnulla per trasformarli in volute di fumo bianco come i capelli del mago delle arti contro la magia oscura.

Dunque i pensieri stavano facendo un quadro a tutto tondo del nostro Silvione: non certo alto,anzi piuttosto basso, anzi un quasi nanetto, un po’ di pancetta nascosta dal magico gilet elastico; il petto sempre in fuori per indicare la propria giovanile mascolinità, malgrado la ragguardevole età di 75 anni; il viso atteggiato ad un perenne stereotipato sorriso che poteva trasformarsi,in un batter d’occhi,  in un ghigno beffardo; il cranio quasi calvo ma ricoperto di una bassa peluria che magici unguenti avevano fatto fiorire dal nulla; gli occhi furbi, molto mobili,melliflui, dolci che potevano cambiare e diventare di ghiaccio ,quando al sorriso subentrava il ghigno.

La sua smodata ambizione lo aveva trasformato in un Narciso innamorato solo di se stesso, pronto a difendere il suo titolo di Divino Professor Big Man.

La stragrande maggioranza degli studenti non sopportava il Divino Prof, ma nessuno osava contestare la sua tirannica posizione. A dire il vero c’era anche un manipolo di fedelissimi di Big Man, che pendevano dalle sue labbra e non perdevano occasione per osannarlo e lodarlo in modo servile: era il gruppo dei “Little Big Men”. Questi fedelissimi studenti avevano fatto solenne giuramento di osservanza agli insegnamenti di Silvione.Big Man

Tali comandamenti, come Lui li definiva, erano:

1-     Big Man non può sbagliare

2-     Big Man è il più intelligente

3-     Big Man è il più grande Prof

4-     Big Man è il più buono con i buoni

5-     Big Man è il più generoso dei generosi

6-     Big Man è il più ricco dei ricchi

7-     Big Man è il mago dei maghi

8-     Big Man è il più severo con chi sbaglia

9-     Big Man ama chi lo ama

10- Big Man concede doni a chi lo segue

Gli altri insegnanti erano all’oscuro di tali comandamenti che facevano parte del giuramento dei fedelissimi ma Phlippus aveva subodorato qualche cosa e non perdeva occasione per indagare, chiedendo  ragguagli anche al Rettore Candidus,che però viveva in un suo mondo fatato dove non esisteva ombra di cattiveria.

Anche Federico, però, non contento di come si stavano mettendo le cose, cercava di scoprire i segreti dei Little big Men, che superbi e boriosi si concedevano permessi di comportamento del tutto proibiti per gli altri studenti: a loro era concesso di assentarsi dalle lezioni di magia contro le arti oscure, godere di razioni extra di cibarie dolci e di scherzetti magici, evitare lezioni di comportamento per maghi onesti. Anche Greta e Costanza , partecipavano a riunioni segrete, cui erano esclusi i maschietti, e parlavano,parlavano dei misteri della scuola che dall’arrivo di Silvione avevano preso una brutta piega. Insomma fervevano correnti sotterranee che rendevano l’atmosfera piuttosto elettrica, ma Big Man stava subodorando qualcosa e aveva dato mandato ai suoi fedeli di indagare per colpire i dissidenti.

Il corpo insegnante, sollecitato da Phlippus, decise di riunirsi per affrontare il caso del nuovo Prof, sebbene nessuna prova esistesse a suo carico, ma soltanto chiacchiere di corridoio.

Fu Federico che sollevò il putiferio: durante un battibecco con un “Little Big” a causa di un suo quaderno che aveva trovato, spiegazzato e scarabocchiato, nascosto sotto una pila di manoscritti di magia nera riservati agli allievi di Silvione. Quel quaderno riportava tutte le indagini che aveva compiuto per scoprire le attività segrete dei piccoli Big e costituiva perciò la prova della sua attività sovversiva come ebbe a dire Big Man nella sala dei professori.

Purtroppo per Big Man, quella scoperta mise in luce anche la sua attività non certo cristallina nell’esercizio delle sue funzioni e fece scoppiare la bagarre: vennero alla luce i “comandamenti” e i favoritismi perpetrati durante tutto l’anno scolastico. Molti maghi stigmatizzarono l’operato del Prof, ma alcuni si ersero a suoi paladini perché avevano avuto molti favori e molti denari e speravano di ottenerne molti di più schierandosi con il più ricco e contro chi aveva poche possibilità di provare le sue malefatte.

The Big Man si alzò, durante il consiglio dei Prof, e così parlò:

Colendissimi colleghi, con grande rammarico odo accuse false e tendenziose nei miei confronti, sono assediato da giudici che puntano solo a scalzarmi dal mio posto per fini loschi cui certo non è estraneo Phlippus, che mi ha sempre visto come un ipotetico rivale per la carica di Rettore. Io sono insignito delle maggiori onorificenze dell’Ordine della Magia, io sono il vostro più illustre collega, il luminare che può portare la scuola ai massimi livelli, io sono il vostro luminoso futuro, io sono osannato dai miei studenti, io non posso essere giudicato da voi che non siete degni di allacciarmi i calzari!

Un mormorio spontaneo di disapprovazione si levò dai seggi dei maghi e gli studenti che si erano raccolti nel cortile della quercia, sotto le finestre della Presidenza, cominciarono a rumoreggiare per conoscere l’esito della discussione. In verità discussione ancora non c’era stata e Candidus consultava telepaticamente il Ministero della Magia, per sapere quale linee tenere, sempre preoccupato dell’Onore della scuola.

Le notizie provenienti dal Ministero non erano molto illuminanti ma almeno citavano le precedenti vertenze del Prof. Silvione con altri insegnanti in altri istituti di Magia, pur sottolineando che nessuna vertenza era stata composta con la condanna o l’assoluzione dell’insigne professore di magia, alcune sentenze erano decadute per prescrizione dei termini. Evidentemente nel Ministero esistevano figure ben disposte nei suoi confronti. In pratica si prefigurava una situazione di stallo che non avrebbe disturbato granché Big Man.

L’unico che non si arrendeva era Federico, che si allenava a lanciare incantesimi con la bacchetta magica, del tutto inadeguata a combattere contro di quella ben collaudata e efficace del Prof; aveva anche organizzato delle squadre di guastatori che si occupavano di infastidire i Little Big per costringerli a rivelare le attività illecite e comunque per contrastare in tutti i modi le loro malefatte. Era una vita dura che non sembrava lasciare molte speranze. Anche le ragazze non erano da meno e avevano deciso di unirsi ai maschietti per coordinare gli sforzi ed escogitare una comune manovra di lotta .

I prof non seguivano con il dovuto interesse tutta la vicenda che stava mettendo in difficoltà gli studenti più attivi e più esposti alle ritorsioni di Silvione, si accontentavano di stigmatizzare “i comandamenti”e si appellavano alle doti di lungimiranza e professionalità, per salvaguardare il buon nome della scuola. Solo Phlippus non si dava pace e studiava i suoi grandi libri di magia per trovare una soluzione che salvasse la libertà dell’insegnamento salvaguardando la libertà e l’onore degli studenti.

Una notte tempestata da lampi e scrosci d’acqua, che avevano trasformato la prateria intorno alla grande quercia in un lago grigio e pauroso, soltanto la sala del professor Silvione era illuminata e la voce stentorea del prof si levava alta a coprire il frastuono dei tuoni. Tutti i Little Big erano raccolti tremebondi in un silenzio nervoso ad ascoltare il discorso:

“Io , Silvione Big Man, mi rivolgo a voi miei sudditi fedeli, mi sento osservato, criticato e invidiato dai miei colleghi che vorrebbero ergersi a giudici del mio comportamento non sapendo quanto io sia al disopra dei loro giudizi. Voglio perciò che tutti voi ed i professori ben pensanti che hanno dimostrato eterna stima e fiducia nei miei confronti formiate un tribunale , che chiamerò dei ministri  maghi, e mi assolviate da ogni stupida accusa passata e futura!”

Mentre così parlava Silvione, nell’aula del prof Phlippus si erano raccolti gli studenti per ascoltare una vecchia favola che forse avrebbe aiutato a risolvere il problema .

“C’era una volta un contadino di nome Arturo –iniziò il vegliardo Prof- al quale , passate le festività natalizie, avevano donato un tacchino, (che era stato scartato per il cenone di Natale a causa della sua squallida magrezza),con la preghiera di rimpinzarlo bene per il Natale successivo. Per mantenere fede all’impegno Arturo si accanì a ingozzarlo con papponi che sarebbero stati eccessivi anche per un robusto maiale. Il tacchino, che tutti chiamavano Ciccio, veniva su molto bene, la pelle sotto le piume era tesa come quella di un tamburo e le cosce erano turgide come meloncini, l’andatura comica e ondeggiante come quella di un’oca.

Quando il Natale fu vicino Arturo pensò che fosse venuto il momento di preparare per il cenone e diede l’ultimo pasto a Ciccio e, siccome sembrava che non gradisse più il cibo, si aiutò con un imbuto e un mestolo per facilitare l’ingozzamento. Era ormai notte e il contadino, stanco e assonnato, andò a dormire rimandando l’esecuzione al giorno dopo,ma l’ultimo pasto era stato fatale a Ciccio che sollevò le ali grassocce e implumi, provò a levarsi in volo allungando il collo verso il cielo e infine scoppiò con un boato così sonoro che i vicini pensarono a un botto di Natale, di quelli “tipo bomba” proibiti per legge.

Del nostro Ciccio non rimase traccia, era come se fosse volato in cielo con un volo a reazione esplodendo come un fuoco di artificio, invano Arturo cercò nei dintorni qualche resto di tanta ciccia e alla fine pensò che quella fine era dovuta alla sua troppa ingordigia , il giusto castigo per non aver avuto compassione del povero Ciccio ormai gonfio di cibo e mormorò il proverbio contadino: chi troppo vuole nulla stringe!”

Tutti rimasero scontenti per la fine di Ciccio, avrebbero preferito che fosse salito nel paradiso dei Tacchini dopo quel volo pirotecnico! Solo Federico rimase pensieroso ripetendo la morale della storiella e dopo mille ripensamenti si alzò con fare serio e risoluto e annunciò: Ho trovato la soluzione!!! Chiamò a sé i suoi amici e sottovoce,ma lasciando che Phlippus  ascoltasse, argomentò la soluzione dell’enigma. Non svelerò la soluzione di Federico ma vi racconterò la riunione plenaria di tutta la scolaresca e del corpo accademico, promossa dal professore della magia bianca contro le arti oscure.

Nella sala dei ricevimenti, che si trovava al centro della grande quercia magica, c’era un fermento inimmaginabile: tutti parlavano contemporaneamente in attesa che entrasse il Rettore e tutto il corpo accademico. Finalmente entrò Candidus con il codazzo d’insegnanti perplessi per quella riunione eccezionale e inattesa;si fece silenzio e Big Man salì sul palco, sicuro di dover aprire la seduta plenaria che sperava, avrebbe dato atto della sua superiorità e potenza. Non fu possibile però prendere la parola perché tutti gli studenti gridarono a squarciagola : per Big Man Urrà per cinque volte di seguito e dopo la prima esplosione anche i Little Man si accodarono e fu un trionfo inatteso anche per gli altri professori  e quando al sesto hurrà il petto di Silvione aveva raggiunto ormai  una pressione paragonabile a quella di un aerostato della NASA, tutti i giovani proruppero con un nuovo epiteto per Big Man al quale inconsciamente si accodarono anche prof e Little Men. Silvione CACCA MAN, CACCA MAN, CACCA MAN!!!

Fu come se uno spillone avesse toccato il petto ancora stragonfio di Big Man e la deflagrazione fu paragonabile allo scoppio di un’atomica, un fumo di boria magica si sparse per il salone formando una coltre impenetrabile che nascose agli astanti quello che accadeva più in alto. Quando la coltre si diradò tutti, alzarono gli occhi al cielo ma di Silvione non c’era più traccia: i Little Men dissero “ è asceso all’Olimpo dei maghi” Federico mormorò”è tornato nell’inferno dei maghi dal quale era venuto. Candidus alzò le mani al cielo e benedisse il prodigio evitando di prendere posizione per l’inferno o il paradiso.

Federico fu decorato con “croce d’oro dell’ordine del tacchino”, ebbe il bacio della più bella studentessa del corso , le più vive felicitazioni dei compagni e per un anno fu insignito del nome  di  “Magnifico Scoppiatore Magico”

Dall’università degli Studi di Magia Bianca

26 Aprile 2011                                                                    Il narratore Phlippus , nonché

Professore Anziano di Magia contro le Arti Oscure



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