Mai scesi

Fiaba pubblicata da: Stella Romanelli

Me ne stavo tranquillo, con le mani in tasca. Capello di sbieco e giocavo con le bretelle, appoggiato al muro del negozio, fuori in strada.

Poi lei è uscita ed io l’ ho seguita. La seguo sempre e mi chiedo “chissà se ci sarà un giorno in cui, mi farà saltare giù”.

Oggi fra i suoi vari impegni è andata a mangiare al ristorante indiano. Quello nella stradina buia, con gli arredi eleganti. Mi piace questo posto è così creativo, ed io, vivo di creatività: bevo i colori della vita e respiro le speranze degli artisti.

Sono anni che viene qui a mangiare, ma di me non ha mai parlato. Non so perché lo fa. Eppure i pensieri ed i ricordi della sua terra, danno sole e colori, che fanno saltare e ballare. Oggi però qualcosa è cambiato, è diverso, oggi seduta con altre persone, a questo tavolo rotondo, circola come un piccolo tornado, un vento creativo, blu e brillante, stelle di luce, danzano le parole di queste persone.

Davanti a lei c’è un’altra donna, alle sue spalle, vedo che le parole dette da lei, creano, si manifestano in un miraggio e nasce l’immagine di un deserto colorato. Mi tuffo in quei colori e comincio a nuotare, mangiare e respirare, questi colori che sanno di lampone, di rosa, di mare, di raggi di luna.

Intanto che, la faccio da padrone, in casa d’altri, ecco che arriva scivolando come una nebbiolina leggera, un essere verde e alto. Mi arriva vicino, mi guarda un po’ indispettito “che dire, ha ragione sono nel suo regno”. Sembra un folletto gigante, tutto verde, anche la barba è verde per Diana!

Mi stiracchio e sbattendo il cappello con le mani, ne esce polvere gialla, si sarà sporcato, quando sono rotolato da quella collina rosa e gialla.

Gigante verde: – E tu chi sei?

Io: – Io mi chiamo Mighelito, sono un musicista di strada. Suono la mia chitarra, per chi mi dà un pasto. Ola che bella la vita!

Il gigante si gratta la barba verde, non credo di essergli simpatico, ma, non si può piacere a tutti e poi i folletti, hanno uno strano carattere.

Gigante verde: – Senti musicista, tu hai suoni caldi nelle tue vene, io colori solidi, che ne dici se saltiamo in quella prospettiva?

Lo guardo un po’ titubante. Lei continua a mangiare e parlare. Mi giro e vedo il pittore con gli occhiali, sopra la sua testa, immagini astratte di mondi mai nati.

Io:- Bè non so, non sarà pericoloso?

Gigante verde: – Hai forse paura musico???

Nessuno può dire che ho paura. Prendo un grande respiro, afferro per una manica il braccio del gigante e via dentro il paesaggio astratto.

Le onde di colore, si muovono e mi fanno cadere. Il gigante mi risolleva. Personaggi un po’ reali un po’ fantastici, parlano fra di loro, non ci guardano e noi andiamo avanti. Dallo sfondo si stacca un’immagine, una ragazza, con l’ombrello in seta rossa si avvicina a noi. Il suo vestito leggero come un raggio di sole, riluce d’oro e lungo e frusciante la porta davanti a noi.

Ragazza:- Vi aspettavo, oggi ascoltando i suoi discorsi, ho capito che lui era pronto per lasciarmi andare. Questo ristorante è davvero magico, come amo le filosofie indiane e l’arte indiana, così forte e sensuale.

Si volta verso di noi e senza dire niente, ci prende per la mano e comincia a girare in tondo. Uno e due, tre e saltiamo in una grande sala, dove il tempo sembra essersi fermato agli anni ’40. La ragazza ride contenta e raggiunge le altre ragazze che ballano con i loro vesti leggeri e colorati.

Che bella musica, questo ritmo ti prende e ti porta per la sala, facendo ondeggiare il corpo e battere i piedi. Le ragazze saltellano avanti e indietro, con grande facilità, volteggiando a volte con grandi balzi per aria.

Un gentiluomo in frak si avvicina danzando, con il cilindro, il basto lungo e lucente, trascinando un piede, mostrando così le ghette di vernice, lucide e nuove.

Ci strizzo un occhio, muove la testa in giù a sinistra, in giù a destra, e continua, continua, in questo modo la muovo anch’io la testa!

Attorno al tavolo loro continuano a parlare e più parlano, più noi siamo vivi e forti ed i suoni, i profumi che ci sono nell’aria diventano reali, tanto che il ragazzo, seduto di fronte, alza il naso. Facendolo sposta con la mano destra l’aria sopra la sua testa ed ecco, che anche la sua immagine prende forma.

Meduse celesti, verdi e azzurre si vantano della loro leggerezza, spandendo i lunghi ed affusolati tentacoli, nel mare carico di luce e brezza leggera. Mi ricorda il profumo della buccia dei limoni a Sorrento, lei ne raccolti qualcuno, lei voleva dipingere, aveva detto.

Non c’è bisogno di parlare, io, il Gigante verde, la ragazza, il gentiluomo ci tuffiamo con un grande salto, in questo mare di verde, in cui le meduse non fanno paura ma, sono come angeli abbozzati dal grande Leonardo Da Vinci. Soffici e dispettose, ci sfrecciano vicino, solleticando il mento della ragazza e colpendo leggermente la ghetta lucente del gentiluomo. Lui un po’ contrariato annoda con il bastone un tentacolo lungo, verde smeraldo sembra una collana. Il Gigante verde, osserva la piccola medusa agitata e libera il tentacolo, lasciando che questi diventi un ricciolo verde, lungo e veloce, che scappa via con la sua padrona.

Una musica distrae il nostro gruppetto, si voltano tutti al sentire una voce che risuona fra le dune bianche, color latte, sopra la testa di una ragazza. Ecco l’ultima commensale. Parla , sorride e sopra la sua testa, una visione al chiaro di luna. Il gigante prende tutti fra le sua braccia e salta, come non aveva mai saltato. Dai forza che ce la fai! Siedono adesso, con i berberi del deserto, uomini e donne che cantano alla luna, parole di vita e speranza che creano mille fuochi azzurri di luce, a mezzaria. Portano il loro canto al mondo del reale, fra sogno e veglia, un orizzonte liquido che sembra di poter toccare. La ragazza allunga la mano e cogliendo, come un frutto una piccola luce lontana, la porta davanti al fuoco che scalda tutti. La luce si espande e da lei prende forma una ragazza dai tratti asiatici. Gli sorride con il suo sari azzurro ed oro e gettando petali di rosa, chiede loro: ma voi chi siete?

Io le rispondo a nome di tutti “siamo l’arte che non è mai stata creata, i personaggio creati solo nella fantasia oppure solo in parte, noi siamo, mai scesi”.



Contenuti suggeriti: